Con la spada e la bilancia in mano
All’ arcangelo che pesa le anime e poi le accompagna in Cielo, al messaggero divino e all’ intermediario tra Dio e gli uomini, a colui che sconfigge il Male in tutte le sue forme, dedico gli articoli della home page di Evus di questo mese di settembre, nel periodo del calendario che segna la fine dell’ estate e l’inizio dell’autunno.
L’equinozio autunnale è un fenomeno astronomico che nella tradizione cristiana si lega alla figura dell’Arcangelo Michele, la cui festa veniva celebrata fin dall’alto medioevo, in due diverse date: l’8 di maggio e il 29 di settembre.
Tra gli attributi principali di Michele, principe delle schiere angeliche, troviamo la bilancia, simbolo che richiama anche la costellazione della Libra, e che in tal senso rappresenta in qualche modo l’equilibrio che in corrispondenza dell’equinozio viene raggiunto tra la durata del giorno e quella della notte (il termine equinozio deriva dall’unione tra il sostantivo “notte” e l’aggettivo “uguale”).
Mikael, il cui nome in ebraico può essere tradotto: “chi è come dio”, viene spesso raffigurato nell’arte medievale e rinascimentale con la bilancia in mano, forse anche a rappresentare la giustizia da un lato, e la misericordia divina dall’altro.
Si tratta di un’ iconografia di origine copta, ereditata dall’antica religione egizia, dove vediamo pure il dio Toth raffigurato con la bilancia in mano, intento a pesare il cuorie del defunto al cospetto di Osiride (mi riferisco alla cerimonia nota come psicostasia).
Armato di spada, o a volte di lancia, vestito solitamente come un guerriero, Mikael appare in molte opere d’arte come eroe sauroctono (letteralmente “uccisore del drago”), ovvero come vincitore nella lotta contro il malefico drago.
Si tratta anche in questo caso di un’ iconografia di origine copta. Nell’immaginario medievale il drago non rappresentava soltanto il demonio, ma il Male in tutti i suoi aspetti, come le calamità naturali, o come le alluvioni e le esondazioni, un tempo molto temute specie nelle zone pianeggianti e paludose. Per questo l’arcangelo guerriero fu venerato oltre che nelle grotte e sulle alture, anche in molte zone lacustri e fluviali che necessitavano di essere bonificate prchè infestate dalla malaria e da altri pericoli.
Il culto micaelico cominciò a diffondersi prima in Oriente, e poi in Occidente, già a partire dal IV secolo.
Attraverso un ben noto processo sincretico di sovrapposizione cultuale, la devozione per l’arcangelo Michele non fece fatica a sovrapporsi a vari culti preesistenti nelle varie regioni del Medio Oriente e del Mediterraneo, fino a soppiantare antichi culti, come quello per il dio medico Asclepio a Costantinopoli, o quelli per la dea Cibele e per Attis diffusi in Asia Minore, o ancora quello per l’ Ercole guerriero che atteccì soprattutto nelle zone montane dell’Appennino, tra i pastori delle civiltà italiche che praticavano la transumanza.
di Antonella Bazzoli – 21 settembre 2020 (aggiornato 16 settembre 2022)