L’amore scritto sul muro
Anno Domini 1553. A Spello tutto era pronto per la Fiera delle Fantelle, il tradizionale mercato che si teneva puntualmente ogni otto novembre, per la festa di San Claudio, patrono degli scalpellini.
Intorno al santuario i mercanti stavano sistemando la merce da vendere alla fiera. C’era chi metteva in bella mostra il bestiame, chi i panni di lana e i tessuti di canapa e lino, e chi uova, frutta e verdure di stagione.
Tra i ruderi dell’anfiteatro romano, dove un tempo avevano combattuto gladiatori e bestie feroci, ora si udivano le voci di contadini e allevatori, venuti da lontano per vendere pollame e cacciagione, pecore e capre, buoi, cavalli ed altri animali, tutti indaffarati a preparare l’atteso evento annuale della fiera del bestiame di Spello.
Albina tornò con la mente a quel caldo giorno di fine estate. Lei stava pregando quando un bel giovane le si avvicinò sorridendole e chiedendole il suo nome. Nel rispondere la fanciulla cercò di mantenere un certo distacco, ma un improvviso rossore sul volto pallido l’aveva tradita lasciando trapelare la vera emozione che provava. Allora Ruggiero, si era avvicinato al pilastro dove era affrescato il ritratto di san Claudio e con la punta del suo coltello aveva cominciato ad incidere una breve frase sull’intonaco.
Più tardi, quando Albina riuscì ad avvicinarsi all’ iscrizione, sentì salirle il cuore in gola leggendo l’apprezzamento a lei dedicato: W ALBINA BELLA 1553. Una cascata di brividi l’attraversò dalla testa ai piedi: quella dedica era proprio per lei e il giovane innamorato l’aveva graffita spavaldamente e senza alcun ritegno, sulla tunica rossa del santo più venerato dai muratori e dagli scalpellini!
A quel primo incontro fece seguito, circa un mese dopo, la promessa d’amore vera e propria.
Tornando da Assisi, dove era stato a pregare sulla tomba di san Francesco, Ruggiero passò per Spello e si fermò a San Claudio. Era il 9 di ottobre quando lasciò sul muro un nuovo messaggio rivolto ad Albina. Questa volta sulla veste rossa del martire cristiano Ruggiero lasciò la propria firma, seguita dalla data e da altre misteriose lettere. Albina riuscì facilmente ad interpretarle: “Adì 9 de octobre 1553 Ruggiero B da Canara f. s. s. semper“; le tre misteriose lettere puntate stavano certamente a significare fedele suo servitore; la lettera B maiuscol, tagliata trasversalmente da un’asta, non poteva che essere l’abbreviazione di Bello.
Nella chiesa di San Claudio la giovane Albina arrivò di buon’ora. Cercò di non farsi notare ed entrò nel santuario ancora deserto per restare lontana da occhi indiscreti.
Quante emozioni provava ogni volta che il ricordo del suo primo incontro d’amore con Ruggiero le tornava alla mente! Lui le aveva dichiarato il proprio amore in modo davvero originale, lasciandole un criptico messaggio sul muro, una promessa d’amore con tanto di firma, incisa sull’intonaco di un affresco votivo!
Tutto aveva avuto inizio il 29 di agosto, nel giorno della festa di San Giovanni decollato. Anche in quella occasione a Spello giungeva una gran folla di pellegrini, fin dal 1392, cioè da quando papa Bonifacio IX aveva concesso l’indulgenza a chiunque si fosse recato al santuario di San Claudio per la festa di san Giovanni Battista. Si stava facendo tardi, pensò Albina mentre era assorta nei suoi pensieri… All’esterno del santuario tutti erano impegnati ad allestire la grande fiera del bestiame, che avrebbe attratto a Spello migliaia di fedeli e commercianti. La giovane fantella decise di lasciare a sua volta un messaggio a Ruggiero, facendo attenzione a non essere vista. Era molto emozionata e il cuore le batteva forte nel petto. Se ne stava in piedi di fronte alla figura di San Claudio, e teneva lo sguardo fisso sul messaggio del suo amato che le prometteva fedele ed eterno amore.
La tunica rossa del santo era ricoperta da graffiti lasciati da devoti e pellegrini, ma al martire non sembrava importare e continuava a sorriderle con complicità. Il copricapo verde gli scendeva intorno al collo e gli incorniciava l’ovale del volto, facendo risaltare gli occhi dello stesso colore. Occhi verdi come quelli di Ruggiero! Albina notò che ai piedi del martire era affrescata una piccola figura genuflessa. La giovane sapeva si trattava del committente dell’opera. Si poteva ancora leggere il suo nome e la data, lasciate sull’intonaco circa un secolo prima, quando il devoto donatore ordinò all’artista di realizzare l’affresco votivo: “Antonio Antonelli fecit fieri 1482“. Chissà? Forse anche Antonio Antonelli era stato uno scalpellino e forse con pagando l’artista per l’affresco votivo di san Claudio, confidava nella sua protezione.
La fanciulla notò improvvisamente che all’interno della squadra era stata incisa una frase, con un ductus ordinato e regolare, Si leggeva chiaramente: “Zuann di Melozzo da Forlì venne in questa chiesa il dì 21 di maggio 1492“
Albina si ricordò che un giorno suo nonno le aveva raccontato che “Zuann” stava per “Giuann”, e che nelle città del nord da cui il pellegrino proveniva quel nome veniva usato come diminutivo di Giovanni. Il nonno le aveva anche detto che nell’anno 1492 un famoso pittore, chiamato a lavorare a Loreto, al santuario della Beata Vergine, era passato da Spello per visitare il santuario di San Claudio. Il nome di quell’artista era Melozzo da Forlì e Zuann non poteva che essere uno dei suoi collaboratori, forse un giovane allievo che lo seguiva per imparare l’arte del dipingere!
Albina cercò di immaginare il giovane Zuann che insieme al suo maestro entrava nel santuario di San Claudio. Forse Melozzo e i suoi collaboratori avevano sostato ad Assisi e da lì avevano deviato per Spello, per ricevere l’indulgenza e la protezione del patrono san Claudio, protettore degli scalpellini. E forse Zuann, consapevole dell’importanza di quel pellegrinaggio, aveva voluto lasciare traccia del proprio passaggio, fiero di essere giunto fin lì insieme al suo maestro, il grande Melozzo da Forlì.
Albina usava spesso l’immaginazione e a volte si perdeva nel suo fantasticare, ma udendo rumori e voci sempre più forti provenire dall’esterno del santuario, capì che non c’era altro tempo da perdere: anche lei quel giorno doveva lasciare traccia del suo passaggio, e l’avrebbe fatto incidendo un messaggio criptato per Ruggiero, prima che la chiesa si riempisse di devoti e pellegrini.
Era il giorno delle fiera delle fantelle, data propizia per gli incontri d’amore, ora spettava a lei la prossima mossa. Tra tutti quei graffiti che ricoprivano gli affreschi, come avrebbe fatto Ruggiero a riconoscere il suo?
Albina girò intorno ad uno dei pilastri che sostenevano la volta del santuario. Sul lato che guardava verso l’uscita notò un’altra immagine del martire ricoperta dalle firme graffite dei devoti.
Date, nomi, simboli, persino un autoritratto! “Che buffo il pellegrino con il cappello a larga tesa – esclamò Albina con un sorriso – questo deve averlo inciso qualcuno che non sapeva scrivere.“
Continuò a guardarsi intorno, in cerca di uno spazio ancora libero sull’intonaco affrescato e graffiato dai pellegrini. Scrutò ogni affresco in cerca di un angolo vuoto che potesse ospitare il suo messaggio d’amore.
A un tratto, alzando lo sguardo verso l’immagine della Madonna col bambino, affrescata sul lato destro del presbiterio, prese la sua decisione. Molte giovani spellane si rivolgevano a quell’icona miracolosa per chiederle la grazia di trovare un marito e metter su famiglia. Il dipinto tuttavia era troppo in alto perché Albina lo potesse raggiungere. Così la ragazza accostò una panca al muro e vi salì sopra, stando bene attenta a non essere vista.
Quando fu di fronte al volto della Madonna, la guardò negli occhi dicendole: “Maria, ti prego fai che Ruggiero mi chieda di sposarlo, fai che sia lui il padre dei miei figli.”
Quindi la fantella prese lo scalpello di suo padre, che previdentemente si era portata da casa, e cominciò a incidere la veste color verde di Maria, scrivendo a caratteri cubitali due sole lettere, la R e la U. Poi, temendo che il messaggio non fosse chiaro, aggiunse altre due lettere, la R e la O.
Chissà se Ruggiero avrebbe capito che si trattava delle prime e delle ultime due lettere del suo nome di battesimo?
“Meglio aggiungere anche una grande B”, pensò la fanciulla. E per essere sicura che l’iscrizione fosse comprensibile, incise anche un taglio trasversale sulla lettera B, riproducendo esattamente quell’asta che caratterizzava la firma del suo amato.
Scese dalla panca soddisfatta e si avviò verso l’uscita, voltandosi ancora una volta per osservare da lontano il suo capolavoro.
R U R O B … ovvero Ruggiero il Bello. I caratteri incisi erano talmente grandi che era impossibile non notarli.
Quel giorno, Albina ne era sicura, Ruggiero avrebbe chiesto la sua mano.
testo e foto di Antonella Bazzoli – 25 settembre 2008