Februa, il tempo della “purificazione“
Due pescatori, una cesta piena di pesce e la vasta distesa d’acqua dolce del lago Trasimeno. Sono questi i protagonisti di Febbraio scolpiti a rilievo nel bacino inferiore della Fontana Maggiore di Perugia.
Nel “ciclo dei mesi” del 1278 di Nicola e Giovanni Pisano, è evidente il richiamo al legame simbolico tra l’elemento acqua e il mese di Febbraio al quale sono dedicate due formelle. Nella prima scena, sotto il segno zodiacale dei pesci, si vede un uomo con cappello e canna da pesca seduto su una roccia sulla sponda di un lago accanto alla cesta ancora vuota. Il pescatore ha una lunga barba e la tipica veste corta maschile in uso nel medioevo, e indossa il mantello con cappuccio per ripararsi dal freddo invernale. Si tratta della personificazione del mese di Febbraio, come indica l’iscrizione superiore.
Nella seconda formella il pescatore è invece ritratto in piedi, mentre procede verso destra con una borraccia a tracolla e la cesta piena di pescato.
La duplice scena dedicata a Febbraio attesta l’importanza dell’attività ittica per l’economia di Perugia e per i villaggi lacustri nel corso del XIII secolo. La pesca rappresentava nel basso medioevo una delle principali attività produttive, indispensabile al sostentamento del potente comune guelfo e del vasto contado perugino, che comprendeva a nordovest i territori del Trasimeno e la valle del Chiugi.
Tra le personificazioni scolpite nella vasca superiore della Fontana Maggiore vediamo tre figure femminili, identificate dalle rispettive iscrizioni che le sormontano: a sinistra la Domina Clusii, la Signora di Chiusi con in mano il grano che cresce nella sua valle, al centro la città di Perugia rappresentata da una matrona che siede in trono fiera ed austera con la cornucopia in mano, e a destra la Domina Laci, ovvero la Signora del Lago con in mano il pescato, simbolo del tributo ittico dovuto al Comune guelfo di Perugia in cambio di protezione.
Protagonista di Febbraio è dunque l’acqua del lago, elemento vitale non solo per la presenza del pesce, ma anche perchè richiama antichi riti religiosi e tradizioni popolari. L’acqua che disseta, idrata e deterge è da sempre infatti l’ elemento usato anche per “consacrare” e “purificare”, non stupisce quindi trovarla protagonista nel mese di februarius, il periodo del calendario dedicato ai riti di espiazione e purificazione in vista della primavera. Lo stesso nome del mese, derivato dal latino februa , richiama quei rituali di tipo purificatorio che si svolgevano a Roma prima di marzo, per prepararsi alla rinascita della natura dopo l’inverno. E non è certo un caso che nel calendario religioso dell’antica Roma, la dea Juno Februata (Giunone purificata) venisse celebrata proprio durante il plenilunio di metà febbraio.
I Romani festeggiavano in questo mese anche i Lupercalia, come venivano chiamati quei rituali di purificazione e “fecondazione simbolica” che continuarono ad essere praticati anche dopo l’avvento del cristianesimo, almeno fino al V secolo d.C. Le tradizionali fiaccolate che si tenevano tradizionalmente a Roma alle calende di febbraio e che vedevano sfilare in processione i devoti per salutare il graduale ritorno della luce, continuarono a svolgersi nonostante i divieti imposti fino al tempo di papa Gelasio. Quest’ultimo, non riuscendo ad impedire lo svolgimento di quelle usanze pagane, pensò bene di trasformarle in processioni cristiane legandole al nascente culto per la Vergine Maria.
Fu dunque attraverso un tipico processo sincretico di sovrapposizione cultuale che la Chiesa fece confluire nel credo cristiano l’arcaica consuetudine pagana delle fiaccolate di inizio febbraio, dando così vita alla festa della Candelora del 2 di febbraio, ricorrenza che nel calendario liturgico cattolico ricorda la Presentazione di Gesù al Tempio, ma che in origine nacque per celebrare la Purificazione di Maria.
Per comprendere cosa si intenda per “Purificazione della Vergine” occorre tener presente che secondo la legge ebraica le puerpere non potevano entrare nel tempio nei quaranta giorni successivi al parto. Solo alla fine della quarantena le donne erano considerate “purificate” e potevano essere riammesse nel sacro tempio. Dal giorno di Natale alla festa della Candelora sono passati esattamente quaranta giorni.
Ma Febbraio non è soltanto il tempo del calendario adatto ai riti di purificazione, questo mese si lega anche al latte materno, alimento indispensabile per la sopravvivenza dei neonati, da sempre associato all’acqua, al femminile, alla fecondità. E infatti in passato, specie nei contesti agropastorali, si usava ricorrere alle virtù terapeutiche di acque salutari ritenute miracolose per assicurare latte alle puerpere e per curare diverse patologie.
I culti medievali per la “Madonna del Latte” e per le sante galattofore (termine che deriva dal greco col significato di “portatrici di latte”) venivano praticati un po’ ovunque nell’ Europa cristiana. Culti che ancora oggi troviamo attestati da toponimi di santuari e località considerate sacre, in cui si praticavano riti purificatori e propiziatori, quasi sempre in prossimità di sorgenti, grotte e fonti d’acqua ritenute terapeutiche.
Antonella Bazzoli – pubblicato a Febbraio 2010, aggiornato il 17 gennaio 2023