Il mudra della terra e il Cristo pantocrator
In alcune opere d’arte medievali è rappresentato il Cristo pantocrator in atto benedicente.Osservando bene le dita della mano si nota tuttavia che non si tratta del tradizionale atto della benedizione con indice e medio aperti, poiché qui sono solo il pollice e l’anulare ad essere congiunti: il palmo della mano è frontale, il polpastrello del pollice tocca quello del dito anulare, mentre le altre tre dita restano aperte in posizione verticale. Un esempio di tale insolito gesto dall’evidente significato simbolico lo possiamo vedere anche a Spoleto, dove il Cristo pantocrator è raffigurato tra Maria e Giovanni, nel mosaico datato 1207 che si può ammirare sulla facciata della cattedrale romanica.
Mi sono a lungo domandata cosa volesse rappresentare questo particolarissimo gesto. Credo si tratti di un mudra e in particolare di quel gesto che in sanscrito viene chiamato Prithvi mudra, ovvero il “mudra della terra”.
E’ un antico gesto simbolico, conosciuto anche nello Yoga e in altre pratiche di guarigione orientali. Si ritiene che praticandolo costantemente esso rafforzi il corpo e la mente, fornendo energia, luminosità e conoscenza, e aiutando a bilanciare l’elemento terra all’interno del corpo.
Interessante è a questo proposito scoprire che in Oriente alcuni ritengono che le dita delle mani corrispondano ai cinque elementi, partendo dal pollice che rappresenterebbe il fuoco, per seguire con l’indice corrispondente all’elemento aria, quindi con il medio per l’etere, l’anulare per la terra e infine il mignolo per l’elemento acqua.
Da quanto qui sopra esposto, ipotizzo che rappresentare il pollice e l’ anulare uniti, nelle icone bizantine del Cristo pantocrator, possa significare simbolicamente mettere a contatto l’elemento fuoco con l’elemento terra, comunicando con tale gesto l’intenzione di alimentare con il calore e l’energia del fuoco, la materia di cui è costituito il nostro corpo fisico, ovvero l‘elemento terra.
In altre parole il Cristo, il Figlio di Dio, ci mostra con questo mudra, tipico di molte icone bizantine, la duplice natura del figlio di Dioche è al tempo stesso natura umana (terra/materia) e natura divina (fuoco/spirito).
di Antonella Bazzoli – 2 aprile 2014