Blow up. Oltre la forma, più vicino alla realtà
La tecnica fotografica del blow up consiste nell’ingrandire un’immagine fino al punto in cui l’aumento della grana della pellicola divenga tale da rendere impossibile distinguere le forme dell’oggetto fotografato.
Attraverso il progressivo ingrandimento, infatti, la foto perde gradualmente ogni suo aspetto figurativo, trasformandosi in qualcosa di astratto e di surreale. Pensiamo a Joseph Kosuth, artista concettuale che utilizzava l’ingrandimento fotografico per rendere le proprie opere non tanto “visive” quanto piuttosto “visibili”.
Se con la tecnica del blow up l’immagine originale si trasforma in qualcosa di irriconoscibile, è anche vero che, oltre ogni forma e oltre ogni apparenza, qualcosa di nuovo si rivela ai nostri occhi, mostrandoci a volte aspetti della realtà del tutto inaspettati.
Anche nel campo della ricerca storica, come in qualsiasi forma d’arte e di comunicazione, potrebbe risultare interessante applicare il metodo del blow up così da poter osservare sempre più da vicino la realtà, tentando di ingrandire quei dettagli che ci appaiono fraintesi o trascurati, e cercando di ampliare la visuale di aspetti che risultano tralasciati, se non addirittuara mistificati.
In un certo senso fanno uso della tecnica del blow up anche i tanti lettori di EVUS che trovano i nostri articoli attraverso i motori di ricerca: non si stancano di porsi domande, rimangono aperti, ricettivi e critici, di fronte a nuovi punti di vista. Cercano di ingrandire sempre più l’immagine che appare ai loro occhi, nel tentativo audace di svelare verità criptate, e nell’intento eroico di far luce su aspetti oscuri o dimenticati della nostra storia passata.
Forse c’è un rischio in tutto ciò: quello di perdere fiducia nel concetto assoluto di obiettività. Ma io credo che, nell’atto di osservare sempre più da vicino gli eventi e i fantasmi del nostro passato, seppure dovessimo rischiare di mettere in discussione dogmi e verità, e seppure dovessimo rischiare di confonderci tra i confini del vero, in ogni caso sarebbe valsa la pena di ampliare i nostri orizzonti, attraverso quella che mi piace definire la tecnica illuminante del blow up .
Antonella Bazzoli -19 giugno 2010 (aggiornato 2 maggio 2012)