Il ciclo dei mesi e l’elogio del matrimonio
Osservando attentamente i rilievi della vasca inferiore sulla Fontana Maggiore di Perugia, in particolare i ventiquattro pannelli che descrivono i lavori dei mesi e i rispettivi segni zodiacali, emerge un vero e proprio elogio dell’unione matrimoniale e della famiglia!
A differenza dei tanti cicli dei mesi di età medievale, in cui vediamo rappresentati i tradizionali lavori agricoli (si pensi ad esempio ai lavori scolpiti o dipinti, mese per mese, in chiese, cattedrali e palazzi pubblici), notiamo che sulla fontana perugina sono protagoniste anche figure femminili, accanto ai personaggi maschili.
Nel ciclo dei mesi di Perugia le scene vanno lette due a due: nel primo pannello c’è sempre un soggetto maschile, come personificazione del mese, mentre nel secondo pannello possiamo trovare un uomo, il socio, oppure una donna, la sposa. Come indica chiaramente l’iscrizione che sormonta i mesi di gennaio, aprile, maggio ed agosto, sono in tutto quattro le formelle in cui sono raffigurate uxores , donne sposate.
In ben quattro mesi su dodici vi sono dunque donne vestite in abiti medievali, la cui postura e i cui attributi ci parlano anche di tradizioni, consuetudini e credenze caratteristiche dell’età dei Comuni.
Osservando attentamente l’iconografia delle quattro figure femminili scolpite sulla Fontana Maggiore, si può tentare di comprendere quale fosse la condizione femminile nella società di età comunale.
La uxor , ovvero la donna nel suo ruolo di moglie, rivestì senza dubbio un ruolo privilegiato nella società medievale di età comunale. Tra XII e XV secolo il governo e l’economia delle città si fondavano sul buon andamento della vita famigliare, e infatti furono questi i secoli in cui la famiglia costituiva la cellula del nuovo organismo sociale, politico ed economico che fu chiamato “comune”. All’interno della famiglia, in particolare tra i coniugi, dovevano regnare stabilità e armonia quali presupposti per la salvezza dell’anima individuale da un lato, e per la prosperità cittadina dall’altro. Iin tal senso, io credo, andrebbe letta l’importanza dell’istituto del matrimonio in età medievale.
Nel ciclo dei mesi che Giovanni e Nicola Pisano scolpirono nel 1278 sulla Fontana Maggiore di Perugia, tale rilevanza dell’ istituto del matrimonio è a mio avviso particolarmente evidente.
Cominciamo dalle due tavole dedicate a Gennaio in cui vediamo rappresentato un banchetto accanto al fuoco: un personaggio maschile, che richiama il Giano bifronte, siede di fronte alla sua sposa sotto il segno dell’Acquario, mentre al centro un focolare sembra unire i due pannelli.
L’ambiente privilegiato della donna medievale è indubbiamente il focolare domestico che, in quanto luogo-simbolo della casa medievale, occupa nella Fontana Maggiore la parte centrale della scena fungendo in qualche modo da punto d’unione tra i due coniugi.
Sembrano entrambi alquanto in là con gli anni, mentre siedono sereni e rilassati, consumando un pasto caldo a base di “torta al testo” perugina, carne e vino.
Fuori è freddo, siamo in inverno, ma all’interno della domus c’è calore e abbondanza di cibo. Grazie al lavoro svolto nell’anno appena trascorso, la famiglia può fora consumare le provviste conservate nelle cantine. Una buona moglie nel medioevo era anche colei che d’ inverno sapeva gestire con accortezza e parsimonia le provviste per il consumo famigliare, e non a caso tra le principali virtù che una donna del XIII secolo doveva coltivare c’erano la prudenza e la temperanza!
Il focolare che unisce le due formelle racchiude a mio avviso una forte valenza simbolica. Come allegoria della coesione sociale e cittadina, l’elemento fuoco conferma infatti la terminologia in uso negli Statuti di età comunale, laddove per indicare un nucleo famigliare troviamo utilizzato il termine “focolare”.
E’ dunque il fuoco, con il suo calore, il simbolo dell’amore e dell’unione coniugale nella società comunale.
Un’unione in cui la uxor è punto di riferimento per l’uomo: vigile e presente in tutte le attività della casa, ella si occupa dell’educazione dei figli ed amministra la domus quando il marito è assente per guerra o per affari. In caso di vedovanza la sposa poteva gestire da sola gli affari di famiglia. Se poi i coniugi erano abbastanza ricchi da potersi permettere servitori, alla uxor spettava controllare la servitù e farla cooperare.
Signora dell’ordine domestico e garante dell’armonia in ambito famigliare, la donna sposata non ebbe certo un ruolo secondario nell’ambito della vita sociale di età comunale.
Anche nei mesi di aprile e di maggio troviamo donne protagoniste accanto ai propri mariti.
Nella stagione primaverile la uxor sembra però avere una funzione non più soltanto domestica, come a gennaio, ma anche rappresentativa e di svago.
E’ infatti una sposa che rallegra la vita dell’uomo e che sembra identificarsi con la stessa primavera, quella che ad aprile mostra i fiori del proprio giardino.
I due pannelli del mese di aprile ricordano modelli classici: moglie e marito, elegantemente vestiti, reggono in mano cesti floreali e rami fioriti.
Figura di donna ideale è poi anche quella rappresentata nel rilievo di maggio, raffigurata mentre procede a cavallo seguita dal suo sposo. La uxor regge in una mano un frustino e nell’altra un falco, simbolo della caccia e dell’amor cortese.
La stagione dell’amore è arrivata. Il cavaliere ha in mano tre rose . La dama lo guarda voltandosi indietro, mentre cavalca un docile destriero.
La scena si adatta perfettamente all’ideale cavalleresco del tempo e sembra addirittura rievocare certe scene di caccia e di amor cortese descritte nelle opere di Chretien de Troyes.
La dama che precede lo sposo a cavallo mi fa anche pensare alla scena di un corteo nuziale. Uno di quelli che vedeva la novella sposa sfilare appunto a cavallo lungo le vie della città, diretta verso la sua nuova dimora: la casa dello sposo dove i suoceri l’attendevano a braccia aperte e dove avrebbe trascorso il resto della propria vita.
Ma le uxores non sono soltanto figure ideali. Sono anche donne in carne ed ossa, mogli attive ed efficienti, pronte ad aiutare il marito nelle attività quotidiane. Neirilievi del mese di agosto la uxor è raffigurata accanto al suo sposo, mentre raccolgono fichi maturi da un albero carico di frutti. Lei è comodamente seduta e regge il cesto pieno di fichi.
Certo non può essere un caso che l’albero sia lo stesso da cui Adamo ed Eva colsero il frutto proibito: le scene bibliche dell’Eden che troviamo tra i rilievi dello stesso bacino inferiore sono infatti strettamente collegate al ciclo dei mesi e dei lavori nei campi, in una visione medievale che considerava le fatiche lavorative come possibilità di riscatto e di redenzione dal peccato originale.
Qui però la situazione sembra rovesciata ripetto alla scena del peccato originale che si trova sull’altro lato della stessa vasca inferiore: nel mese di agosto non è la donna (discendente di Eva) ad offrire al suo uomo il succoso frutto dell’Albero del bene e del male, ma è l’uomo (discendente di Adamo) a raccogliere quello che ora rappresenta il meritato frutto del duro lavoro, un frutto che sembra rappresentare il dono offerto dalla natura, e la donna riceve, accoglie e conserva tale prosperità nel cesto ripieno di frutti maturi, simbolo dei raccolti della stagione estiva che ormai è giunta al suo culmine
Antonella Bazzoli – 1 giugno 2009 – aggiornato il 2/5/2022
Da leggere:
“Chi dice acqua dice donna” articolo di A. Bazzoli, pubblicato su Medioevo, Anno XIII n.6 – giugno 2009, pagg. 88 – 95
“Agenda medievale 2010, Il tempo delle donne” di A. Bazzoli e A. Antonelli, Edimond, 2009