La scoperta dell’angelo della Ghea

Il santuario della Madonna della Neve, popolarmente noto come Chiesa della Madonna della Ghea, si trova a pochi chilometri dall’antica via Flaminia, in prossimità della frazione di Purello, nel comune di Fossato di Vico, il cui nome antico era “Villa Sant’Apollinare”.
Poco frequentato durante l’anno, il santuario mariano si riempie di visitatori il 5 di agosto, giorno della tradizionale festa religiosa che prevede una processione in cui la statua di Maria con il Bambino viene portata a spalla dai devoti.
Fin da piccola fui profondamente legata a questo luogo in cui sono nata e in cui ho trascorso i giorni felici della mia prima infanzia. Tante volte ho percorso a piedi la strada di campagna che da Purello conduce alla Ghea. Sotto l’ accogliente portico che circonda la chiesa, mi sembra ancora di vedere i sorrisi di parenti, amici e conoscenti, che per l’occasione del 5 agosto giungevano ogni anno, spesso venendo da lontano, e si scambiavano abbracci e strette di mano, tra tante risate e qualche immancabile pettegolezzo.

Quando si arriva al pianoro su cui sorge il santuario, la visuale scopre da ogni lato il paesaggio appenninico circostante.  In lontananza le alte montagne fanno da corona all’edificio che sembra un gioiello incastonato tra il verde dei prati e il bianco delle rocce.  Il luogo è stato sempre considerato sacro, ed è facile immaginare che vi sia stato un tempio preesistente, forse intitolato ad una dea madre venerata dagli antichi Umbri, forse la stessa Cupra, il cui culto è attestato da vari ritrovamenti archeologici nelle vicinanze.
Entrando all’interno del santuario mi accade ogni volta di scoprire un nuovo dettaglio. Eppure mai prima d’ora
mi ero accorta dell’iscrizione che sormonta il bellissimo angelo affrescato sulla parete destra. Si tratta indubbiamente dell’arcangelo Gabriele, raffigurato in ginocchio e di profilo, con un giglio in mano. Purtroppo la figura della Vergine annunciata, che certamente gli era di fronte, è andata perduta.
Osservando più da vicino l’epigrafe si legge senza difficoltà la data del 1506. Si tratta dunque di un affresco realizzato in quell’anno, ma non tutte le lettere che precedono la data sono leggibili, alcune sono addirittura scomparse. Chi sarà l’artista che dipinse questa annunciazione?
Non sono riuscita subito a decifrare l’iscrizione, e così ho scattato delle foto riproponendomi di  ingrandirle e analizzarle con calma. L’ingrandimento ha portato il risultato sperato e l’intuizione, come sempre accade, è arrivata all’improvviso: l’ affresco è del pittore perugino Orlandus de Merlinis, artista umbro che all’epoca risulta rinomato ed apprezzato, tanto che tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500 operò in diverse chiese e in alcuni palazzi pubblici sparsi tra l’Umbria e le Marche.
schermata-2019-10-21-alle-10-49-05“ORLANDUS DE MERLINIS PEROSINUS PINXIT CIVIS UGUBINI 1506” sta scritto sul finto muro a mattoncini che fa da sfondo all’Annunciazione della Ghea.
E’ cominciata così la mia ricerca che mi ha portata sulle tracce di Orlando Merlini. Ho scoperto che questo artista lavorò
nella chiesa di Santa Maria di Ferentillo, in Valnerina, dove ancor oggi si possono vedere resti di suoi affreschi, tra cui un bellissimo frate Leone, figura superstite di una scena andata perduta, in cui san Francesco riceve le stimmate a La Verna. Qui la firma del pittore si trova alla base dell’affresco: […]DE MER/[…]ROSINUS/[…]MCCCCC.
Un’altra sua firma, ugualmente accompagnata dalla data del 1500, si trova nella stessa chiesa anche alla base di un affresco a figura intera raffigurante santa Lucia.
Proveniente dalla chiesa di San Francesco di Macerata Feltria si conserva invece una tavola dipinta a tempera, firmata dallo stesso autore nel 1501: si tratta di un’ Incoronazione della Vergine dove le figure centrali di Gesù e Maria, seduti in trono, sono affiancate da sant’Antonio Abate, san Giovanni Battista, san Giacomo Maggiore e san Lorenzo, sovrastate da quattro angeli musicanti. Mi colpisce la somiglianza tra questi angeli e quello affrescato nel Santuario della Ghea.
Stretti sono anche i legami di questo pittore perugino con la città di Gubbio. Sappiamo che dal 1504 Orlando Merlini divenne cittadino eugubino, e credo che ne andasse particolarmente fiero considerando che volle aggiungere l’attributo CIVIS UGUBINI accanto al proprio nome, nella scena affrescata al santuario della Ghea
Anche a Gubbio si sono in parte conservate alcune opere dell’ artista, tra cui una Madonna con il bambino Gesù nella chiesa di San Secondo, una crocifissione con Maria e Giovanni evangelista in Santa Maria della Vittoria, e poi ancora un frammento di affresco raffigurante una Maestà nel Palazzo Ducale, ed uno nella Sala dell’Arengo, a Palazzo dei Consoli, dove si vedono sant’Ubaldo e sant’Agostino che reggono insieme il vessillo della città di Gubbio (a ricordo della liberazione da Cesare Borgia e del ritorno in città di Guidobaldo da Montefeltro).

san-sebastiano-costacciaro

flagellazioneC’è poi un altro lacerto di affresco (attribuito dallo studioso Sannipoli a Orlando Merlini) che si trova a pochi chilometri dal santuario mariano della Ghea, all’interno della chiesa di San Francesco di Costacciaro.
Vi è rappresentato il martire San Sebastiano, legato a una colonna e trafitto dalle frecce con cui subì il martirio.  L’anatomia e la gestualità dei due personaggi superstiti, insieme alla composizione della scena, presentano sorprendenti affinità con un’altra opera coeva, attribuita a Pietro di Galeotto dallo storico d’arte Mancini (1975), sulla base di un pagamento effettuato nel 1480 dalla Compagnia dei Disciplinati di Perugia per la realizzazione di uno stendardo processionale.
Osservando l’espressione e la postura dell’aguzzino rappresentato a destra del martire Sebastiano nella chiesa di Costacciaro, notiamo l’incredibile somiglianza con la figura dell’ aguzzino raffigurato sempre sulla destra, nella scena della flagellazione di Cristo. Stupefacente è anche la somiglianza iconografica tra il san Sebastiano e il Cristo, entrambi legati alla colonna nella stessa posa ed affiancati da spietati
 persecutori.
La  somiglianza tra le due opere è davvero impressionante, e se non fosse data per certa dalla maggior parte dei critici l ‘attribuzione a Pietro di Galeotto, penserei che si tratti anche in questo caso di un lavoro di Orlando Merlini, pittore che peraltro risulta fortemente legato alla committenza francescana!

tavola di Orlando Merlini. Ex chiesa di San Francesco a Corciano. Madonna in trono  tra i santi Francesco, Bonaventura, Antonio da padova e Maria maddalenaSempre a Perugia troviamo un’altra opera del Merlini, realizzata per la chiesa di San Francesco a Corciano: si tratta in questo caso di una tavola con la Madonna in trono che tiene in grembo il bambino, affiancata dai santi Bonaventura, Francesco, Antonio da Padova e Maria Maddalena. Anche qui il trono è sormontato dai soliti quattro angeli musicanti, che ricordano molto da vicino il nostro angelo Gabriele del santuario della Ghea.

Antonella Bazzoli, 18 ottobre 2019