Il Castello di Guelfone, porta del Monte Cucco

“Occupa Guelfo il campo a lor vicino, uom ch’a l’alta fortuna agguaglia il merto; conta costui per genitor latino de gli avi Estensi un lungo ordine e certo. Ma German di cognome e di domino, ne la gran casa de’ Guelfoni è inserto“.
Con questi versi dal Canto Primo della “Gerusalemme liberata”, Torquato Tasso fa riferimento alla nobile famiglia dei Guelfoni , signori feudali d’origine germanica del casato dei Welfen (i Guelfi).
In quest’articolo si parlerà, più nello specifico,  di quei Guelfoni insediatisi a Gubbio e a Costacciaro, i quali già detentori di vastissime ed ingenti proprietà terriere mobiliari ed immobiliari, tra il 1000 ed il 1200 dovettero lentamente acquisire e progressivamente ampliare numerosi possedimenti fondiari, anche all’interno dell’attuale area del Parco di Monte Cucco, negli odierni Comuni di Costacciaro, Sigillo e Fossato di Vico.
I Guelfoni, infatti, oltre a risultare possessori di terre a Ràncana (località Il Palazzo), a Trébbio di Costacciaro (Barbiano), a Villa Scirca (Cantalupo) e a Sigillo (Masseggio), detenevano il Monte Cucco per ben metà della sua superficie orientale, fino ai confini col comune di Fabriano (Rucce e Viacce), condividendone i terreni con i monaci avellaniti dell’abbazia di Sant’Andrea dell’Isola dei Figli di Manfredo.
Molti incarichi politici di prestigio furono ricoperti dai membri di tale famiglia a partire da Armanno, Capitano del Popolo di Lucca nel 1308. Nel 1325 il Papa Giovanni XXII sceglierà proprio un illustre rampollo di questo casato, l’avellanita Ubaldo dei Guelfoni di Costacciaro, come primo abate di Fonte Avellana. Nel 1333 Nallo di Pietro di Armanno Guelfoni, sempre da Costacciaro, diverrà Podestà di Firenze.
Da tale prosapia nobiliare ebbe origine anche un tale Baldo, probabile figlio di Armanno dei Guelfoni, il quale approfitterà d’un lascito per impossessarsi d’un gran numero di terre ed altri beni immobili, presenti anche nel Castrum Fossati.
Ricordiamo che i Guelfoni possedettero beni anche a Branca di Gubbio, nel cui territorio essi sarebbero entrati in possesso in epoca più tarda, persino dello storicamente noto Castello di Colmollaro.
E Baldo Guelfoni (l’abate Ubaldo?) potrebbe essere proprio il personaggio chiave di tale ricostruzione storica.

Intorno al Mille, nel territorio del futuro Castrum Sigilli della Diocesi di Nocera Umbra, la geminata altura a 816 m s.l.m., appartenente a quello che verrà chiamato successivamente Sasso Baldo o Sassubaldo (forse da un “Saxum Baldi”, ovvero altura rocciosa di Ubaldo), sarà scelta per essere coronata dal Castello di Ghelfone (costruito forse da Guelfone di Martino, citato nel 1080, a cavallo tra il Mille ed il Millecento). Baldo dei Guelfoni potrebbe aver in seguito ristrutturato un vecchio fortilizio di famiglia per controllare i lucrosi transiti e traffici, allora continuamente intercorrenti tra la piana del Chiascio e la montagna del Cucco.
Successivamente chiamato Castelvecchio, di tale maniero (situato quasi a metà strada tra Scirca e Sigillo in strategicissima e dominante posizione) si leggono ancora oggi i ruderi di due poderosi, distinti e separati bastioni. Essi resistono da secoli, ad oriente del paese di Villa Scirca, al culmine d’altrettante alture, Il Poggio de le Salare ed Il Poggio degli Ortacci (767 m ca. s.l.m.), ma anche nell’ampia “insenatura” di Via Càmpoli (“Via del Campicello”), nella quale s’insinuava la direttrice principale, “la direttissima” per la montagna che, con breve tragitto e poca pendenza dal piano, conduceva mediante quest’asse armentario privilegiato per la transumanza ovina (in parte gestita dagli stessi Guelfoni) sino al monte e viceversa. Tale castello (probabilmente fondato su di un precedente ed arcaico castelliere d’altura), poi ereditato dai figli di Guelfone (“Castrum Castilionis Filiorum Guelfonis”) e situato nel distretto di Sigillo (districtus Sigilli) si chiamerà quindi nel 1285 Castiglione Filiorum Guelfonis. In quello stesso anno è citato in un documento d’archivio tale Oddolo Domini Ermanni De Guelfonibus, in quanto proprietario di un “Castilione filiorum Guelfonis o Castilione districtus Sigilli”. Nell’anno 1292, Federuccio, figlio di Oddolo Guelfoni, accusava quaranta uomini di Sigillo di averlo aggredito “in Monte Castillione et Monte Cucco, districtu Perusii”.
Nel Medioevo, intorno alla chiesa di San Clemente di Bosco, nel contado perugino, fu eretto un cenobio benedettino, e il 4 febbraio dell’anno 1331 l’abate Ugolino di Montevibiane del monastero di San Pietro in Perugia ne nominò custode Federuccio di Guelfone, personalità già citata (come “Federutius”) in documenti d’archivio nel 1285.

Già il 20 ottobre 1234, in curte de Castillione, iuxta Sanctam Mariam de Rogatario, D. Oddo e D. Armanno figli del quondam “Gelfonis” vennero alla divisione dei beni che possedevano in corte Castillionis, Sigilli, et Rancare, avanti a D. Ugolino Gelfonis, Guidutio Alberti, Filippo plebano Sigilli, Munaldo Brithi, Andrea Capitanei, Bruno Ubaldo”, cappellano della chiesa di Santa Maria de Sciria (Santa Maria di Villa Scirca).
Il 12 agosto 1247 in un atto del Castrum Sigilli (Sigillo) faceva da testimone Munaldello dni Hermanni (altrove chiamato anche Munaldellus D.ni Armanni “de Guelfonibus”).
Il 10 agosto 1274 venivano inoltre rogati due atti di vendita nei quali Munaldellus quondam domini Hermanni (de Guelfonibus), cedeva un terreno di 151 tavole più 6 tavole e mezza per il prezzo di 22 libbre, 4 soldi e 10 denari ravennati ed un altro di 20 tavole ed un’oncia e mezza, in quo ortale (in quanto “terra da orti” o in località “Ortacci”?), per il costo di 114 soldi ravennati.
Tali cessioni di terreni da parte di quest’importante personaggio dei Guelfoni, comprovano come essi possedessero realmente beni fondiari a Sigillo, e suggeriscono anche una certa quale influenza politica sulla sua terra, in parte già di proprietà dell’abbazia avellanita di Sìtria, la quale aveva – diciamo così – una sua importante succursale proprio nella sopraccitata chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo di Villa Scirca. In virtù di tali atti d’acquisto, si verrà lentamente a preparare il terreno per la costruzione del Castrum Sigilli. La signoria rurale cedeva lentamente in questo modo i suoi possedimenti a favore di una più moderna e “democratica” forma politica d’autogestione.
Nel 1292, D. Giovanni d. Balionis, qui dicit se esse emancipatus a dicto suo patre, risulta uno dei fideiussori di un gruppo di uomini di Sigillo, accusati da Federuccio Oddoli di aver occupato illecitamente le sue terre sul Monte Cucco (PODESTA’ 1292-93 [20], reg. 1, cc. 50r-62v).
Nel Castiglione Filiorum Guelfonis posto a presidio del Monte Cucco e dei valichi transappenninici con la contigua Marca d’Ancona, dovettero soggiornare di quando in quando anche Oddolo di Armanno od Ermanno Guelfoni ed i suoi figli, i quali, non si sa bene il perché, proprio verso gli anni ottanta del 1200, inizieranno ad alienare parte dei propri possedimenti del Cucco in favore degli “homines de loco” di Costacciaro, permettendo in tal modo la nascita ufficiale della locale Universitas hominum (storicamente continuata dall’odierna Università degli Uomini Originari di Costacciaro).

di Euro Puletti , 4 febbraio 2018