Sulle tracce di Bevignate

Bevignate visse come eremita nei boschi intorno a Perugia e dopo la sua morte fu venerato come un santo per molti secoli, nonostante la Santa Sede non abbia concluso il processo di canonizzazione .
I cavalieri Templari della precettoria di Perugia gli intitolarono una nuova chiesa, finita di costruire intorno al 1260, che ancora oggi si incontra extra moenia, scendendo verso est dal quartiere perugino di Monteluce .

Purtroppo non abbiamo notizie certe riguardo la vita e la morte di san Bevignate. Alcuni studiosi lo collocano nell’alto medioevo, ritenendo che egli sia vissuto tra il V ed il VI secolo, altri invece lo collocano tra il XII e il XIII secolo, credendo che sia stato lui stesso un monaco Templare .
Incuriosita dall’alone di mistero che avvolge l’ enigmatica figura di Bevignate, diversi anni fa decisi di mettermi sulle sue tracce nella speranza di scoprire qualcosa di più sul suo conto.
Chissà se nel corso dei secoli il culto per questa venerata figura di eremita sia rimasta circoscritta al territorio di Perugia, o si sia invece diffusa, lungo le vie del pellegrinaggio medievale, oltrepassando i confini del comune guelfo e del contado perugino?
Cominciai l’indagine prendendo in esame le vicende costruttive della chiesa duecentesca di  San Bevignate: un edificio a navata unica, iniziato a costruire durante gli anni ’50 del XIII secolo e decorato intorno agli anni ’60 e ’70 del Duecento, con affreschi di committenza templare di grande interesse storico ed iconografico, che ancora oggi si conservano parzialmente all’interno della chiesa.
Considerata oggi tra le più importanti testimonianze architettoniche ed artistiche dell’ordine cavalleresco dei Templari, la chiesa di San Bevignate fu costruita dove in precedenza sorgeva un antico sacello intitolato a San Girolamo.
Doveva essere un oratorio circondato dal silenzio e dalla natura selvaggia, luogo ideale per una vita eremitica dato che si trovava in un bosco sacro, appena fuori Perugia, come indica lo stesso toponimo Monteluce (da lucus, ovvero radura nel bosco sacro) .
Devoto a san Girolamo, eremita e penitente , Bevignate seguì lo stile di vita del santo, venerato anche come dottore della Chiesa, vivendo in solitudine e in penitenza e operando miracoli. Dopo la sua morte l’eremita cominciò ad essere invocato come protettore di Perugia, al pari degli altri tre santi patroni della città, Lorenzo, Ercolano e Costanzo.

Nel calendario liturgico di Modena, al 4 ottobre una nota ricorda la morte di San Francesco

La mia ricerca intorno alla figura di san Bevignate mi portò, ormai molti anni fa, nell’Archivio Capitolare del duomo di Modena, lungo la via Francigena, dove grazie alla gentilezza e alla disponibilità di don Guido Vigarani, potei sfogliare un antico codice liturgico, risalente al XII secolo, un tempo usato dai Templari come messale. Sul frontespizio del codice è infatti scritto: Missale vetus ad usum templariorum.
La presenza di questo antico manoscritto in un monastero lungo la Francigena potrebbe indicare che l’eremita perugino non sia stato venerato come un santo solo localmente, ovvero entro i confini del territorio di Perugia, ma sia stato conosciuto anche al di fuori dei possedimenti della domus templare perugina.
L”analisi testuale del manoscritto, utilizzato a scopo liturgico dai monaci templari, proverrebbe da un monastero del nord Italia appartenuto al potente ordine cavalleresco.  Gli studiosi ritengono che il codice liturgico di Modena appartenga all’area dell’Italia del nord, anche se non è sicuro da quale domus provenga: secondo alcuni il manoscritto sarebbe stato redatto in uno scriptorium di Modena, per altri proverrebbe da Reggio Emilia, e per altri ancora dalla domus di Piacenza di S. Maria del Tempio, una tra le più importanti fondazioni templari dell’Italia nord occidentale. Certo è che il il codice era conservato in un monastero situato lungo la via Francigena, una delle vie di pellegrinaggio più frequentate d’Europa dove transitavano nel medioevo moltitudini di monaci e pellegrini.
Costituito da oltre duecento fogli di pergamena, il messale di Modena è introdotto da un calendario liturgico di sette pagine. In tempi successivi rispetto a quelli della stesura del codice, alcuni monaci amanuensi aggiunsero a mano delle interessantissime note obituarie.

Uno degli affreschi duecenteschi di San Bevignate. Nonostante la mancata canonizzazione l’eremita è raffigurato con il nimbo

Particolarmente sorprendente è stato constatare con i miei occhi come nel calendario liturgico siano registrati i nomi di tredici Gran Maestri dell’Ordine Templare, ciascun nome annotato in corrispondenza della rispettiva data di morte.
Anche a Reims si trova un’obituario simile, appartenuto ed usato da cavalieri e monaci templari. E anche in quel codice risultano registrati quindici nomi di Gran Maestri, ciascuno annotato in corrispondenza della data di morte.
Obiit Ugo de Paens, primus magister” si legge accanto alla data dell”11 luglio nel Messale di Modena, per ricordare la morte del primo Gran Maestro e fondatore dell’ordine, Hugues de Payns, deceduto tra il 1136 e il 1137. 
A Ugo de Paens succedette con il titolo di grande “magister militum” Robert de Craon, morto nel 1147 e registrato a Modena con una nota obituaria al giorno 13 gennaio. 
Manca invece la datra di morte del terzo Gran Maestro templare, Ebrardus de Barris, stranamente non registrato nel manoscritto di Modena così come mancante anche nell’obituario templare di Reims. E’ probabile che si tratti di una sorta di damnatio memoriae e che il terzo Gran Maestro non sia stato registrato perchè come è noto, nel 1152, Ebrardus de Barris lasciò l’ordine e divenne monaco di Clairvaux, città in cui visse oltre venti anni e morì verosimilmente il 15 novembre del 1176. La sua improvvisa decisione di dimettersi dovette rappresentare un duro colpo per l’ordine cavalleresco dei monaci guerrieri, all’epoca non ancora ben consolidato.
Tornando al  calendario liturgico di Modena, al 17 settembre una nota aggiuntiva registra il nome e la morte di “frater Bernardus de Tremelay, III magister” . Si tratta in realtà del quarto maestro dell’ordine, che secondo Guglielmo di Tiro morì in battaglia circa un mese prima, il 16 agosto del 1153.
Non vi è invece traccia nel calendario di Modena del Gran Maestro Bertrandus de Blanchefort, suo successore, la cui morte è però ricordata nell’obituario di Reims in corrispondenza del 2 gennaio.  Una rasura presente nel manoscritto modenese in corrispondenza del secondo giorno di gennaio, ha fatto pensare che si possa trattare della nota obituaria del Gran maestro, successivamente cancellata per qualche sconosciuto motivo.
Philippus de Nablus, nato in Palestina nel 1169 e morto nel 1171, fu il settimo Gran Maestro dell’ordine, registrato a Modena con una nota in corrispondenza del 9 ottobre, giorno della festa di San Dionigi. “Obiit frater Oddo de Sancto Amado  VII magister” si legge nel messale. Di lui sappiamo che fu fatto prigioniero al tempo di papa Alessandro III e del Saladino , e secondo fonti arabe il suo cadavere sarebbe stato scambiato con un prigioniero saraceno.
Al 17 febbraio è poi annotato il nome di Andreas de Montbard (1153-1156); mentre al 2 ottobre quello di Arnaldo di Torroja, morto nel 1184, ricordato con questa nota obituaria: “obiit fr Arnaldus de Turre rubea VIII magister” .
Al 1 ottobre è poi registrato il nome di Girardus de Ridefort, anche se la sua morte avvenne in realtà il 4 ottobre 1189. In corrispondenza del 5 ottobre vi è invece annotato: “obiit frater Robertus de Sabuel X magister”, con riferimento a Roberto di Sablè, scomparso nello stesso anno del Saladino, o morto invece il 23 settembre 1193 secondo altre fonti.
In corrispondenza del 21 dicembre è scritto: “obiit Gilbertus de Arles XI magister”; si tratta di Gilbertus Erail, morto nel 1200. Al 13 novembre la nota obituaria ricorda invece  “frater Philipus de Plasers XII magister “, ovvero Filippo de Plessiez che fu Gran Maestro dal 1201 al 1209.
Al 7 settembre i monaci templari ricordavano il loro Gran Mestro Willelmus de Carnoto (Guillaume de Chartres), morto verosimilmente il 25 agosto 1219, anche se nell’obituario di Reims viene registrato a settembre con la seguente nota: “VII Lal. Sept. Obiit frater Guillermus Carnotensis XIV magister” . Sappiamo che il 31 luglio 1219 questo quattordicesimo maestro templare rimase ferito dai Saraceni, durante l’assedio di Damietta al tempo della V crociata. Fu quello l’anno in cui il Sultano Al-Kamil ricevette Francesco di Assisi e frate Elia alla sua corte. La grave ferita riportata dal Gran Maestro durante l’improvviso assalto saraceno, lo obbligò a lasciare il proprio incarico e così fu sostituito da “magister Petrus de Monte Acuto in obsidione Damiatae”. 
Nel calendario liturgico modenese si legge il nome di Pietro da Monte Cucco (che sia lo stesso Pietro di Monte Acuto?), ricordato come rettore della domus di Modena e registrato in corrispondenza del 16 maggio, con scrittura gotica color ocra: ” frater petrus de montecuco olim pater istius domus et acquisitor in 1292 “ . A quale domus templare si riferisce la nota? Forse alla domus templi de mutina, ovvero la casa e l’ospedale del ponte di Sant’Ambrogio di cui appunto fu rettore frate Pietro? Chissà se quel Pietro da Bologna, sparito misteriosamente dalle carceri di Parigi nel maggio 1310, è lo stesso Pietro de Monte Cucco, che si sarebbe poi presentato al Concilio provinciale l’anno successivo, comparendo come precettore dei Templari per le Case di Bologna e di Modena?
Continuando a sfogliare le pagine del manoscritto, che sorpresa vedere che in corrispondenza del 14 giugno vi è ancora una nota in cui si legge chiaramente: “obiit venerabilis Philippus Rex Francie“. Si tratta evidentemente  della data di morte del re di Francia Filippo II Augusto!
Ma la sorpresa più grande è stata per me trovare il nome di san Bevignate in corrispondenza del giorno 12 maggio. Si tratta anche in questo caso di un’aggiunta postuma, trascritta da un monaco amanuense accanto alla ricorrenza liturgica dei santi martiri Nereo, Achilleo e Pancrazio.
Il nome di san Bevignate fu annotato con scrittura gotica corsiva probabilmente negli stessi anni in cui furono aggiunte anche le note che registrano la morte di san Francesco d’Assisi (4 ottobre 1226) e la morte dell’arcivescovo di Canterbury Thomas Becket, assassinato  il 29 dicembre 1170 e canonizzato tre anni dopo.

Al 12 maggio si legge Sancti Benvegnati.  Al 16 maggio si legge petrus de monte cuco.

Chissà chi fu il monaco amanuense che registrò il nome di san Bevignate nel calendario liturgico templare?
Ad aggiungere la nota obituaria potrebbe essere stato un templare della magione piacentina, o forse uno della domus modenese. Ma non si può escludere che sia stato invece un templare proveniente da Perugia, o chissà, forse da Assisi o da Monte Cucco, in ogni caso un monaco della vasta precettoria perugina che per qualche ragione potrebbe essersi trasferito nel nord Italia, portando con sé anche il prezioso Messale ad uso dei fratelli Templari.
Pare in ogni caso che ben dieci mani diverse si alternarono negli anni, aggiungendo via via nuove note obituarie nel calendario liturgico del codice manoscritto. L’analisi ortografica potrebbe confermare che il nome di san Bevignate sia stato trascritto dalla stessa mano che annotò pure, al 4 di ottobre, il nome di san Francesco d’ Assisi. Il che fornirebbe un’ utile indicazione sulla datazione della nota, certamente non registrata nel messale prima del 1226.

L’eremita Bevignate con il nimbo. Particolare di affresco votivo dalla chiesa templare di Perugia

Ricapitolando sembra dunque confermato che san Bevignate, conosciuto anche al di fuori dei confini del contado perugino, fosse conosciuto e venerato dai monaci Templari.
Lo dimostrerebbe non solo il fatto che il suo nome è annotato accanto ad eminenti personaggi, come i Gran Maestri dell’Ordine cavalleresco e il re di Francia, ma soprattutto il fatto che nella domus da cui proviene il messale erano anche conservate reliquie di san Bevignate!
Accanto al suo nome, infatti, si nota chiaramente una rasura sulla pergamena, dove in origine era scritto: “Hic est reliquie“.
Forse si trattava di qualche frammento osseo dell’eremita perugino, prelevate probabilmente dal suo sepolcro di Perugia per essere trasferite e venerate nel lontano monastero in cui fu portato il manoscritto.
E’ facile immaginare che le reliquie di san Bevignate conservate ungo la via Francigena siano poi divenute oggetto di venerazione da parte dei templari e dei tanti pellegrini che qui transitarono nel corso del XIII secolo.
Quanto alla causa della rasura, si può supporre che le preziose reliquie siano state successivamente trafugate o che, più semplicemente, siano state di nuovo trasferite in un altro luogo, inducendo di conseguenza i fruitori del messale a cancellare dalla pergamena la notizia riguardante la loro presenza nel monastero.
Sono ancora molti i misteri da svelare. La ricerca sulla vita e sul culto di san Bevignate è solo cominciata, e la mia speranza è che grazie alla rete sia possibile dar vita ad uno scambio di informazioni, utili a ricostruire le vicende agiografiche dell’eremita di Perugia, la cui canonizzazione fu stranamente sempre rifiutata dalla Santa Sede, nonostante le numerose e continue richieste che sia i Templari sia le autorità del Comune di Perugia formularono ripetutamente in tal senso.

Antonella Bazzoli – 13/10/2007 (aggiornato 31/05/2021)

Per approfondimenti:
Missale Vetus ad Usum Templariorum di Cristina Dondi, in Aevum, Rassegna di scienze storiche linguistiche e filologiche, Anno LXVIII maggio-agosto 1994.
Templari e ospitalieri in Italia. La chiesa di S. Bevignate a Perugia, a cura di M. Roncetti, P. Scarpellini, F. Tommasi, Milano, Electa/Editori Umbri Associati, 1987.
Bevignate il santo di templari e flagellanti” di A. Bazzoli, in  www.evus.it
Il mistero della canonizzazione negata” di A. Bazzoli, in www.evus.it
La chiesa templare che sorse nel bosco sacro” di A.Bazzoli, in www.evus.it
Il Templare e il flagellante di A. Bazzoli in Fuaié n. 6 Giugno 2005
Anche un re tra i cavalieri del tempio. Articolo di A. Bazzoli in La Provincia (Corriere dell’Umbria) 29 gennaio 2005