Seguendo una stella e una profezia
Altro che personaggi leggendari, i Magi sono esistiti davvero! Anche Erodoto ne parlava, riferendo l’esistenza di un’antica stirpe dei Magi (Le Storie, II, 80-82).
Il loro nome sembra derivare dalla radice sanscrita mahat, termine che veniva usato per indicare antichi astrologi e oracoli caldei.
Membri di una potente casta sacerdotale di carattere ereditario appartenente all’etnia dei Medi, i Magi erano popolari soprattutto per la vasta conoscenza in campo astronomico.
Vi sono addirittura leggende che li considerano eredi spirituali e primi discepoli di Zarathushtra!
Nelle Gatha dell’Avesta (i libri sacri della religione mazdaica) il termine mag significa “dono” , da interpretarsi non solo nel significato di offerta ma anche in quello di sapere divino, di conoscenza religiosa e spirituale.
Poiché MAG significa “dono” non tanto in senso materiale, quanto simbolico e spirituale, è evidente che i Magi portarono in dono a Gesù le proprie capacità di interpretare sogni e visioni, le proprie conoscenze degli astri e dei moti celesti, e le profezie di eventi futuri. L’ oro, l’incenso e la mirra rappresentavano invece simbolicamente la regalità, la divinità e la sapienza di cui era investito quel re bambino la cui nascita era stata annunciata da una stella che brillava nel cielo…
Il termine persiano magu (in greco magos) indicava sacerdoti ed astronomi in grado di interpretare sogni e di avere percezioni e visioni fuori dall’ordinario . Oltre ad essere considerati sapienti matematici e uomini di scienza, conoscitori delle posizioni e dei movimenti degli astri nella volta celeste, i Magi possedevano anche qualità che consentivano loro di entrare in sintonia con le vibrazioni e le energie dell’intero universo.
Ma cosa ci dicono i vangeli sinottici a proposito dei Magi?
Riferisce Matteo (l’unico dei quattro evangelisti che parla del loro viaggio) che al tempo di Erode alcuni Magi partirono da Oriente per raggiungere Gerusalemme. “Dov’è il re dei Giudei che è nato? ” – avrebbero chiesto al re Erode – “abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo” .
Si narra che, dopo l’incontro con Erode, i Magi abbiano proseguito il loro viaggio guidati da una stella, giungendo fino a Betlemme, nel luogo esatto in cui Gesù era nato.
Ecco come l’evangelista Matteo descrive la scena dell’adorazione: “Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra”.
Nessun altro evangelista riporta questo episodio che, tuttavia, riscosse grande popolarità nel corso dei secoli successivi, tanto che ancora oggi troviamo i tre personaggi di stirpe orientale rappresentati in molte opere d’arte sia medievali che rinascimentali, senza contare la loro immancabile presenza nei presepi cristiani di tutto il mondo.
Il racconto evangelico dei Magi lascia tuttavia molte domande senza risposta:
Quanti furono a partire dal lontano Oriente per dirigersi a Betlemme? E quanto durò il lungo viaggio che intrapresero?
Secondo alcuni testi apocrifi l’impresa sarebbe durata nove mesi (ovvero avrebbe avuto inizio col concepimento del bambino) e sarebbe stata impegnativa e difficile.
Guidati unicamente da una stella e da una profezia, i Magi sarebbero dunque partiti alla ricerca di un fanciullo divino, annunciato dagli astri, un nuovo messia che avrebbe salvato il mondo!
Ispirandosi alla tradizione mazdaica, i Magi credevano infatti che dopo varie manifestazioni di sausyant (termine che equivale alla parola messia) sarebbe arrivato un salvatore in grado di liberare definitivamente il presente ciclo temporale dalle potenze del male.
Si tratta di una profezia che troviamo documentata soprattutto nel II e nel III secolo d. C., quando in Asia e in Europa molti attendevano ancora un uomo in grado di restaurare il cosmo e di restituire agli uomini la pace e la serenità perdute.
Tra i tanti dubbi sul viaggio affrontato dai Magi, ve ne è anche uno che riguarda il numero dei partecipanti: l’evangelista Matteo parla genericamente di “alcuni magi” senza però specificare il numero esatto.
Che tradizionalemnte siano stati sempre raffigurati in numero di tre, potrebbe derivare del fatto che i doni offerti a Gesù – secondo l’evangelista Matteo – furono appunto tre, numero sacro che si riferisce alla divinità in tutte le antiche culture e che per i cristiani finì per acquisire un significato simbolico legato al dogma trinitario.
La diffusione delle leggende riguardanti i Magi d’Oriente è ben testimoniata dalla popolarità riscossa da un testo apocrifo del V secolo, il cosiddetto Vangelo armeno dell’ Infanzia, le copie dei cui manoscritti sono ancora oggi conservate nella biblioteca di una comunità benedettina di origine armena: la congregazione dei monaci mechitaristi dell’isola di San Lazzaro a Venezia.
In questo testo armeno redatto in età paleocristiana si legge: “Questi re dei Magi erano tre fratelli: il primo Melkon re dei Persiani, il secondo Gaspar re degli Indiani e il terzo Balthasar re degli Arabi. I comandanti del loro corteggio, investiti della suprema autorità, erano dodici. I drappelli di cavalleria che li accompagnavano comprendevano dodicimila uomini: quattromila per ciascun regno. Tutti venivano per ordine di Dio dalla terra dei Magi, dalle regioni di Oriente, loro patria…. Essi si accamparono nei pressi della città e vi rimasero tre giorni, coi rispettivi principi dei loro regni. Benché fossero fratelli, figli di uno stesso re, marciavano al loro seguito eserciti di lingua molto differente…” (v. Vangelo dell’Infanzia armeno, XI, 1,2).
Il racconto armeno prosegue descrivendo dettagliatamente i doni che furono offerti a Gesù: Melkon avrebbe recato “mirra, aloe, mussolina, porpora, pezze di lino, e i libri sacri scritti e sigillati dalle mani di Dio“. Gaspar avrebbe invece offerto “nardo, mirra, cassia, cinnamomo, incenso e altre spezie e profumi“. Balthasar, infine, avrebbe portato con sé “oro, argento, pietre preziose, zaffiri e perle fini“. Va notato che alcuni di questi doni sono estratti di piante rare e spezie pregiate i cui principi attivi, già noti all’antica medicina orientale, vengono ancora oggi utilizzati nella farmacopea ufficiale, soprattutto in fitoterapia e nella cosiddetta medicina gnostica.
Dunque i Magi non erano solo potenti sacerdoti, sapienti astrologi e temuti indovini. Essi conoscevano anche i segreti e i rimedi per curare molte malattie!
E chissà che nella descrizione dei doni offerti a Gesù, riportata nel vangelo apocrifo armeno, non si sia voluto sottintendere che i Magi erano a conoscenza di una profezia riguardante il futuro destino del Salvatore?
Oltre alle pietre e ai metalli preziosi, doni degni di un re, vennero offerti a Gesù anche spezie e rari profumi, libri sacri e olii medicamentosi. Doni questi ultimi che sembrano alludere (profeticamente seppur anacronisticamente) a quegli olii aromatici e curativi che furono poi utilizzati, subito dopo la morte di Cristo, da coloro che si presero cura del suo corpo martoriato dalle torture.
L’evangelista Giovanni, nel suo racconto della Passione di Cristo, riferisce infatti che Giuseppe d’Arimatea, dopo aver ottenuto da Pilato il permesso di deporre il corpo di Gesù dalla croce, portò con sé “una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre“.
Poi – continua l’evangelista – Giuseppe e Nicodemo “presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in bende insieme ad olii aromatici, com’è usanza seppellire per i Giudei” (Gv. 19, 39-40).
Antonella Bazzoli – dicembre 2010, aggiornato il 5 gennaio 2018
Per approfondimenti:
“I Re Magi. Storia e leggende” Franco Cardini,Venezia, Marsilio, 2000
“I vangeli apocrifi” a cura di M. Craveri ed. Einaudi 1969
“Calendario. Le feste i miti le leggende” Alfredo Cattabiani , Mondadori, 2003