Flagellanti e Templari devoti a Bevignate

Il culto per la figura di Bevignate, venerato come un santo dai Templari di Perugia tanto che a lui intitolarono una chiesa sorta nella metà del Duecento sul luogo della sua sepoltura, è un culto attestato e documentato tra il XIII e il XVII secolo. Al 1609 risale infatti l’Editto di Napoleone Comitoli, redatto in occasione della processione per la traslazione dei corpi di Ercolano, Pietro Vincioli e Bevignate. Il nome di quest’ultimo nell’editto viene accostato al titolo dei confessor, riservato solo a coloro che si fossero distinti per virtù eroiche e per miracoli compiuti in vita.
La fastosa e spettacolare processione che si tenne a Perugia il 17 maggio del 1609 si concluse con il trasferimento delle venerate reliquie di Bevignate dalla chiesa templare a lui intitolata (che si trova fuori le mura, ad est di Perugia) fino alla cattedrale di San Lorenzo che si erge nella piazza principale.
Alla traslazione delle reliquie fu data molta importanza e risonanza e ciò attesta che ancora nel  XVII secolo la devozione per san Bevignate era viva e partecipata in città.

corteo di flagellanti affrescati nella chiesa templare di San Bevignate. Foto A. Bazzoli

Ma in quale periodo storico sarebbe vissuto l’eremita Bevignate ? Non abbiamo fonti dirette per rispondere a questa domanda e anche per questo motivo vari studiosi definiscono Bevignate il santo misterioso di Perugia .
Secondo alcuni sarebbe vissuto e morto nel contado perugino nel V o nel VI secolo, altri ritengono invece che sia stato un monaco templare, e pertanto sarebbe vissuto tra il XII e il XIII secolo. Di questa opinione era la compianta studiosa Chiara Frugoni, secondo la quale l’affresco dellla chiesa templare perugina in cui Bevignate è vestito di bianco (v. foto) dimostrerebbe la sua appartenenza all’ordine dei monaci templari, che come è noto indossavano pure una tonaca bianca.
Molto suggestiva è tuttavia anche la tradizione agiografica secondo cui Bevignate sarebbe giunto a Perugia dalla Germania, al tempo di Teodorico re dei Goti, in compagnia di altri sei fratelli. Tra questi vi sarebbe stato anche Ercolano (che sappiamo fu vescovo e defensor civitatis nel periodo in cui Totila assediò la città di Perugia) . Non mancano contraddizioni e incongruenze: Teodorico visse infatti nel V secolo, mentre Totila distrusse Perugia durante le guerre gotiche nel secolo successivo.
Ma nonostante la confusione tra nomi e date, Ludovico Jacobilli – famoso storico e presbitero vissuto tra XVI e XVII secolo e autore dell’opera Vite de’ Santi e Beati dell’Umbria – riferisce interessanti informazioni affermando che Bevignate abbandonò il mondo per vivere recluso in “un monastero di monaci che portavano tonaca di panno di lana bianca e la cintura di cordame turchino”  e aggiungendo che il monaco scelse in seguito la vita eremitica, ritirandosi a ” vita solitaria in una selva appresso Perugia ove visse molti anni in aspra penitenza e si esercitò nell’orazione e nelle divine contemplazioni”.  Alla luce di queste notizie agiografiche, l’abito bianco indossato da san Bevignate , ritratto inginocchiato di fronte ad un santo vescovo che lo benedice, potrebbe anche essere la tonaca di panno di lana bianca di cui parla lo Jacobilli e non l’abito templare. E’ noto peraltro che vari ordini di monaci e varie comunità di penitenti, anche di derivazione benedettina ed orientale, usavano indossare un abito bianco simbolo di purezza.
Tra i vari miracoli operati in vita da san Bevignate, ve ne è uno che racconta come l’eremita abbia fatto maturare prima del tempo le olive ed il grano, per sfamare i poveri giunti a fargli visita. Un altro miracolo a lui attribuito è quello dei due innocenti, condannati a morte, che furono liberati dopo essersi raccomandati a san Bevignate.
Ma forse il miracolo che più degli altri lo rese famoso e venerato come un santo, fu quello del bambino ucciso da un famelico lupo, che l’eremita riportò in vita ! A questo episodio sembra riferirsi (così credeva il critico d’arte Pietro Scarpellini) anche una delle scene affrescate all’interno della chiesa templare di Perugia.

Particolare di affresco in cui san Bevignate ha il nimbo e indossa una tonaca bianca. Foto A. Bazzoli

Riguardo la data di morte di Bevignate, Ettore Ricci così scriveva all’inizio del XX secolo: “la tradizione costante vuole che, nato negli ultimi anni del V secolo, morisse il 14 maggio del 520”.  Che la sua ricorrenza funebre sia stata nel mese di maggio ce lo conferma anche lo Statuto del Comune di Perugia del 1342 (IV, Rubr. 80, 80.1).
Tuttavia la tradizione locale registra due giorni di scarto rispetto alla data riportata con una nota obituaria in un prezioso codice conservato a Modena, che i monaci Templari usavano come messale e che è introdotto da un calendario liturgico. Qui, accanto alla data del 12 maggio, una nota aggiuntiva ricorda il nome di san Bevignate.
Nel 1260 si avviava a conclusione la costruzione della chiesa templare perugina intitolata a Bevignate, e sappiamo che il Podestà di Perugia concesse in quell’anno un periodo di “ferie straordinarie” , della durata di 15 giorni, con conseguente sospensione di tutte le attività lavorative.
Tali festeggiamenti ebbero luogo dal 4 al 19 di maggio, cioè esattamente 7 giorni prima e 7 giorni dopo della data del 12, confermando forse che la data di morte del santo fu il 12 e non il 14 maggio.
La concessione delle ferie nel mese di maggio del 1260 si lega a Bevignate anche tramite un altro famoso e leggendario personaggio di Perugia, fra’ Raniero Fasani, il penitente considerato fondatore del movimento dei Flagellanti.
Di lui così ci parla lo storico Bonazzi : “passava allora la vita in religiosa penitenza, presso al tempio suburbano di san Bevignate, il romito fra’ Raniero Fasani. A costui apparve in visione san Bevignate, un altro santo perugino, ingiungendogli di render pubblica quella penitenza che occultamente faceva; e lo stesso desiderio potrebbe avergli espresso il comune, attesa la venerazione che aveva pel suo santo concittadino”. Dunque anche il penitente Fasani viveva isolato nello stesso romitorio in cui aveva vissuto ed era morto san Bevignate. E sarebbe stato proprio il santo da lui venerato in solitudine ad ordinargli di organizzare un corteo pubblico di penitenti che da Perugia sarebbero partiti dirigendosi verso nord!
In quella primavera del 1260 Raniero Fasani chiese al Comune perugino una proroga delle ferie e dei festeggiamenti, concessa fino al 30 di maggio. Neanche una settimana dopo, il 5 di giugno dello stesso anno, le autorità comunali di Perugia inviarono alla Santa Sede la richiesta di canonizzazione di Bevignate, alla quale avrebbero fatto seguito altre richieste in tal senso anche nei secoli successivi, che tuttavia non portarono mai alla conclusione del processo di canonizzazione di Bevignate.

Una cosa è certa: lo stretto legame che esisteva tra Flagellanti e Templari è confermato anche dalla presenza dei penitenti e di raniero fasani nelle scene duecentesche affrescate nell’abside della chiesa di San Bevignate: qui si vede infatti un corteo di penitenti che sfilano a torso nudo, affrescati nel registro sottostante ad un grandioso giudizio universale. Nel 1260 si attendeva la fine del mondo: l’Apocalisse e il Giudizio Universale erano attesi proprio in quell’anno sulla base degli scritti profetici di Gioacchino da Fiore. Ecco penchè in tanti facevano penitenza, per chiedere il perdono e la remissione dei peccati. Ed ecco perchè le processioni dei Flagellanti divennero famose in tutta l’Europa cristiana. I penitenti, come si vede nell’affresco di Perugia, tengono nella mano destra il flagello, da loro usato per fustigarsi a sangue le spalle e la schiena. 

Antonella Bazzoli – 13/10/2007 (aggiornato 10 novembre 2023)

Da leggere:
“Bonvicino e i flagellanti” breve racconto di Antonella Bazzoli, già pubblicato su Fuaiè