Il gallo e la tartaruga

Il mosaico pavimentale della basilica di Aquileia, risalente al IV secolo, rappresenta uno straordinario esempio di arte musiva paleocristiana ed è il più vasto di tutto il mondo cristiano occidentale. Si estende infatti per 760 metri quadrati ed è diviso in dieci tappeti figurati. La ricchezza e la varietà di immagini qui riprodotte, come in altri splendidi casi presenti in Italia (vedi ad esempio il mosaico pavimentale di Otranto) e nella successiva produzione scultorea medievale, aveva lo scopo di insegnare le verità cristiane a coloro che si erano convertiti alla nuova fede, sia che fossero in attesa di battesimo, sia che fossero stati già battezzati. Ai catecumeni, infatti, era consentito entrare in chiesa e seguire il rito della messa fino alla lettura dell’Epistola e del Vangelo. Successivamente, nel momento in cui iniziava la preparazione dell’Eucaristia, questi uscivano dall’aula per continuare la loro formazione religiosa sotto la guida dei diaconi.
Alle immagini prodotte nei mosaici di Aquileia sono stati dedicati numerosi studi, volti soprattutto ad interpretarne il significato, data l’importanza simbolica che queste rivestirono in quegli anni. Il linguaggio simbolico era una necessità per una comunità che usciva da un periodo di atroci persecuzioni e che aveva dovuto comunicare per simboli, apparentemente innocui agli occhi dei pagani, i contenuti della propria fede. Nascevano quindi immagini di mostri fantastici, di animali classificati in base ai quattro elementi, di temi vegetali.  Ritornando al tappeto musivo di Aquileia, particolarmente interessante risulta una scena riproposta per due volte, nell’aula nord teodoriana e nell’aula sud, con una piccola variante, quella del gallo e della tartaruga in lotta.
Gli studiosi hanno dato diverse interpretazioni a questa iconografia piuttosto desueta, e tutte interessanti. L’interpretazione cristiana vede simboleggiata in questa lotta l’eterna contesa tra il Bene ed il Male. Può sembrarci strano ma la tartaruga, animale mite e silenzioso, veniva considerato un simbolo del male. Il suo nome infatti deriva dal greco “tartarouchos”, da cui il latino “tartaruchum”: “abitante del Tartaro”, abitatore degli Inferi, delle tenebre e quindi essere demoniaco. Le abitudini dell’animale d’altra parte favorirono questa connotazione negativa in quanto l’animale vive in letargo durante i mesi freddi e, quando ha paura, si ritrae nel suo carapace.

Il gallo, invece, pur essendo un animale dalla vivacità aggressiva, ha il compito di cantare al sorgere del sole per annunciare un nuovo giorno. Il nuovo giorno è la venuta di Cristo, “luce del mondo”, quindi il gallo è portatore della buona novella e simbolo del bene. Nell’aula nord, alle spalle dei due animali, il musivarius ha posto una colonnina recante una piccola anfora, quale premio per il vincitore. L’anfora, secondo gli usi pagani, doveva contenere un olio prezioso. Ricordiamo a questo proposito le anfore panatenaiche, colme di vino sacro, che venivano date in premio agli atleti vincitori nelle gare in onore di Athena Parthenos in Atene. La versione dell’aula sud, invece, vede sostituito all’anfora un sacchetto di denaro, su cui è appena distinguibile una cifra : –CCC. Anche questa cifra va letta in modo simbolico riferita alla Trinità, — = infinito, CCC = Trinità, quindi infinita Trinità. Questa iconografia potrebbe derivare dal culto pagano del dio Mithra ed è veramente insolita nell’arte a contenuto cristiano. In ogni caso il premio offerto al vincitore allude al dono della vita eterna che il cristiano riceverà se sarà riuscito a vincere il male combattendo il peccato.

Simile è l’interpretazione in chiave gnostica che vede simboleggiata ancora una volta nel gallo la luce che però allude a dio Padre, al Figlio ed alla Chiesa derivata da Lui per emanazione, mentre vede nella tartaruga l’oscurità propria della materia e dell’uomo peccatore. L’ anforetta sulla colonnina sarebbe contenitore di qualcosa di prezioso, probabilmente lo spirito. Il particolare dell’aula sud è un rifacimento di quello dell’aula nord teodosiana ed appare molto più impreciso e trascurato. Quest’ultimo fu realizzato in ricordo del Concilio di Aquileia del 381, presieduto dal vescovo Valeriano e da Ambrogio di Milano e che si tenne proprio in quest’aula. In questa occasione fu debellata definitivamente l’eresia ariana, già condannata nel Concilio di Nicea nel 325 e che aveva determinato aspre lotte tra Cattolici ed eretici. Ma le ipotesi degli studiosi non finiscono qui. Alcuni ritengono che il gallo rappresenti Cristo che annuncia la resurrezione con la quale vince le tenebre della morte. Altri ancora credono che il gallo possa simboleggiare il mondo occidentale, caratterizzato da ritmi di vita frenetici e dinamici, ma al tempo stesso fragile e tendente all’aggressività. La tartaruga invece simboleggerebbe l’Oriente saggio, dai ritmi lenti che favoriscono la meditazione e lo sviluppo delle teorie filosofiche. In questo caso la contrapposizione tra i due animali nasconderebbe il desiderio di unire questi due mondi.

Anna Pia Giansanti , 23 settembre 2009