Una scultura di Federico II ad Assisi?

Il grande monumento in pietra bianca, che s’incontra all’ingresso della chiesa inferiore di San Francesco ad Assisi, è ritenuto da alcuni studiosi un sepolcro della dinastia dei Brienne. C’è chi propende per il condottiero crociato Giovanni di Brienne, l’anziano regnante di Gerusalemme che nel 1225 diede in sposa sua figlia Isabella all’imperatore svevo Federico II e che successivamente fu nominato imperatore di Costantinopoli per volere del pontefice. C’è chi invece ritiene che il sepolcro sia stato voluto da un discendente del casato di “re Giovanni” , per alcuni Maria di Brienne, per altri Philippe de Courtenay, per altri ancora Gualtieri IV di Brienne, duca di Atene.
Tante ipotesi ma nessuna certezza. E così il monumento funebre di Assisi resta ancora oggi avvolto nel mistero. I dubbi riguardano persino la sua collocazione, poiché la tomba gotica non si trovava in origine dove oggi la vediamo, come dimostra il fatto che gli elementi scultorei presenti al suo interno furono smontati, spostati e infine ricomposti, per essere inseriti forzatamente, e maldestramente, nella struttura a baldacchino addossata alla parete orientale della chiesa inferiore.
Gli elementi che compongono il monumento funebre sembrano provenire da una tomba preesistente (o forse addirittura da due distinti sepolcri!), come sosteneva anche il critico d’arte Pietro Scarpellini nel 1982, ch definì peraltro il monumento gotico un vero e proprio “rebus  (…) uno dei complessi artistici più misteriosi dell’intera basilica (…) davvero eccezionale, diverso da tutti gli altri, quasi un unicum in tutta l’arte gotica “.
Scarpellini non escludeva che la tomba potesse appartenere alla giovanissima regina di Gerusalemme Isabella di Brienne, che come è noto morì di parto ad Andria nel maggio 1228.  La presenza di un sepolcro a lei intitolato nella chiesa inferiore di  San Francesco è peraltro confermata anche da varie fonti documentarie cinquecentesche.
Ripercorrendo la complessa e intricata vicenda critica del misterioso monumento sepolcrale, emergono molti dubbi e contraddizioni che rendono  la questione attributiva un vero  “giallo” ancora tutto da chiarire. Smontaggi, ricomposizioni, e persino manomissioni, ebbero luogo a partire dal 1253 rendendo oggi arduo ricostruire la storia del sepolcro e le sue vicende costruttive e conservative.

Miniatura che rappresenta Federico II e il Sultano d’Egitto a Gerusalemme nel 1229 

Viene da chiedersi: come mai un sepolcro dedicato alla seconda moglie di Federico II si troverebbe nella chiesa-tomba di san Francesco? E come è possibile che un ritratto dell’imperatore svevo, scomunicato ben tre volte e poi deposto, ritenuto l’Anticristo da molti uomini di Chiesa, si troverebbe addirittura all’interno della chiesa- tomba del santo di Assisi ? In altre parole: cosa c’entra Federico II con san  Francesco e con la chiesa inferiore a lui intitolata voluta da Gregorio IX nel 1228 e realizzata dal sapiente architetto frate Elia  nel 1230?
Per rispondere a queste domande occorre innanzitutto tornare indietro al tempo della V crociata.
Elia, abile diplomatico e fidato compagno di Francesco, era stato da quest’ultimo inviato nel regno latino di Gerusalemme nel 1217 con il titolo di “ministro di Siria e d’Oltremare”. Due anni dopo, nel 1219, anche Francesco salì a bordo di una nave di crociati bolognesi per raggiungere San Giovanni d’Acri, capitale del regno latino gerosolimitano. Da qui i frati si spostarono a Damietta, città assediata dai Franchi in cui risiedeva il sultano d’Egitto Al -Kamil, il nipote del Saladino. Sembra incredibile ma nonostante la guerra, Francesco riuscì ad attraversare il campo nemico e anziché essere fatto prigioniero, o venire ucciso, fu ascoltato dal Sultano ed ospitato alla sua corte , rimanendovi per molti giorni, come attestano diversi documenti e cronache del tempo.
Il viaggio di Francesco e degli altri frati che si recarono con lui in Terra Santa fu evidentemente una “missione di pace”.
Ma nonostante le varie proposte di pace fatte da Al -Kamil al cardinale Pelagio, all’epoca legato pontificio in Terra Santa, la quinta crociata andò avanti per colpa dell’intransigente e bellicoso Pelagio che non volle accettare le  proposte diplomatiche fatte da Al -Kamil, nonostante fossero altamente allettanti per i Franchi e per la Chiesa. Ciò comportò in seguito nefaste conseguenze per l’esercito cristiano, che finì per perdere Damietta e molti territori del regno latino. Quando Francesco lasciò la Terra Santa nella primavera del 1220, dovette sentirsi amareggiato per non essere riuscito a riportare la pace nel regno di Gerusalemme. Eppure, grazie al quel viaggio in Oriente, Francesco, Elia e gli altri frati che erano con loro, aprirono la strada a futuri dialoghi interreligiosi e a  trattative diplomatiche di pace.
Il viaggio di Francesco è secondo me strettamente legato a quanto avvenne negli anni successivi. Nell’agosto del 1225 l’imperatore Federico II Hohenstaufen  inviò una flotta imperiale in Siria con il compito di scortare fino a Brindisi la sua promessa sposa Isabella di Brienne, regina di Gerusalemme. Ella
aveva ereditato da sua madre Maria di Monferrato  la prestigiosa corona del regno latino e grazie alle nozze imperiali, che furono celebrate nella cattedrale di Brindisi il 9 novembre 1225, l’imperatore potè ottenere il titolo di reggente di Gerusalemme.
L’unione tra Federico e Isabella fu appoggiata dagli ordini cavallereschi, dal Re di Francia e dal pontefice Onorio III, il quale in tal modo sperava di riconquistare più facilmente e velocemente il Santo Sepolcro, ancora in mano ai Saraceni  dal 1187, e di riottenere gli altri luoghi della cristianità perduti dopo l’esito fallimentare della crociata.
Federico II s’impegnò con il pontefice a partire per una nuova crociata entro due anni dalla firma del contratto, ovvero entro il mese di agosto del 1227. Tuttavia la promessa non potè essere mantenuta a causa di una terribile epidemia che colpì l’esercito crociato nel porto di Brindisi, dove migliaia di soldati e pellegrini perirono. Lo stesso imperatore rimase contagiato e dovette rimandare la partenza. Sappiamo che il sovrano andò a curarsi alle terme di Pozzuoli, e sappiamo anche che cercò invano di giustificare la mancata partenza con il pontefice, il quale però non volle sentir scuse e per tutta risposta scomunicò l’imperatore con l’accusa di non aver rispettato l’accordo e di non essere partito alla crociata.
In quella stessa  estate del 1227 Isabella rimase incinta. Nove mesi dopo, nell’aprile del 1228 , l’imperatrice diede alla luce  Corrado IV Hohenstaufen, futuro re di Gerusalemme. Rimasto orfano di madre solo pochi giorni dopo il parto, il piccolo Corrado fu l’erede che Federico II amò più di ogni altro.
Per rispettare il suo voto di crociato e per ottenere la revoca della scomunica papale, Federico II si preparò a lasciare il Regno di Sicilia già nel mese di giugno del 1228, imbarcandosi con la sua flotta per la Siria, con l’obiettivo di portare a termine le trattative di pace e riconquistare Gerusalemme.
L’imperatore svevo e il sultano Al-Kamil (lo stesso che nove anni prima aveva ospitato Francesco d’Assisi) erano entrambi sovrani “illuminati”, interessati a mantenere la pace e la giustizia. Tra i due nacque una profonda e duratura amicizia che sarebbe durata fino al 1237, anno di morte del Sultano.
Nel febbraio del 1229 fu siglato uno storico accordo di pace che prevedeva una tregua di dieci anni tra gli eserciti dei Franchi e dei Saraceni. Il Sultano accettò di restituire ai Cristiani il Santo Sepolcro e la città di Gerusalemme, oltre a Nazareth, Bethlemme e altri territori del regno latino che erano stati perduti a causa dell’intransigenza e della belligeranza di Pelagio. L’accordo di pace fu raggiunto solo con le  armi della diplomazia, della cordialità e dell’ amicizia.
Federico II fu l’unico sovrano cristiano occidentale che riuscì a vincere una Crociata e a riprendere Gerusalemme senza dover far ricorso a guerre e a distruzioni.
A mio avviso l’accordo di pace fu possibile grazie alla precedente missione di pace e di dialogo interreligioso che Francesco e frate Elia avevano avviato con il Sultano e i suoi sacerdoti circa dieci anni prima. I due frati di Assisi, tra il 1217 e il 1220, ebbero il grande merito di aprire la strada al successivo accordo di pace che sarebbe stato siglato da Federico II e Al-Kamil nel 1229.

Tornando ad osservare il sepolcro gotico che si trova nella chiesa inferiore di Assisi, colpisce la presenza al suo interno di una scultura a figura intera che rappresenta un giovane sovrano seduto su un faldistorio e sostenuto da un leone ruggente.
Un dettaglio iconografico mi colpì in particolare la prima volta che lo vidi: la gamba sinistra del sovrano è accavallata sulla destra in una postura evidentemente simbolica. Fu così che cominciò la mia ricerca iconografica ormai diversi anni fa. I numerosi e sorprendenti confronti che trovai durante la mia indagine storica ed iconografica, mi convinsero che non si tratterebbe della tomba di Giovanni di Brienne ma più verosimilmente di un sepolcro (o cenotafio) voluto da Federico II in memoria della sua giovane sposa defunta.
I risultati scientifici della mia indagine sono stati presentati ad Assisi il 3 novembre 2018, nel corso del convegno “Francesco, Federico II e Frate Elia. Spiritualità, cultura e alchimia” organizzato da EVUS – Eventi per la Valorizzazione dell’Umbria Storica con il patrocinio del Comune di Assisi.
L’ ipotesi è che nella chiesa inferiore di San Francesco vi sia una scultura dell’imperatore Federico II, rappresentato a figura intera con le sue insegne di potere, nelle vesti di un novus David, il Re di Gerusalemme scelto e “unto” da Dio!
Durante gli anni Trenta, e forse anche durante gli anni Quaranta del tredicesimo secolo, sia il sepolcro di Isabella di Brienne che il ritratto imperiale dovevano trovarsi a pochi metri alla tomba di san Francesco, come ho avuto modo di dimostrare. Successivamente, dopo la morte dell’imperatore  avvenuta nel 1250 e dopo quella di frate Elia nel 1253, la tomba di Isabella di Brienne e il ritratto dell’imperatore nelle vesti del re David vennero smontati e forzatamente ricomposti, andando infine a formare un nuovo mausoleo: il monumento funebre che oggi vediamo in fondo alla navata, che nel XVI secolo veniva ancora identificato con il sepolcro di una ricchissima regina venuta da Oriente, più precisamente dal Regno di Gerusalemme, che tutti chiamavano “la regina di Cipro”.

La mia ipotesi che vi sia un ritratto di Federico II nella chiesa inferiore di San Francesco fu nuovamente presentata a Cortona, insieme al professore Attilio Bartoli Langeli, il 29 giugno 2019 nel corso di un convegno organizzato dal Centro Studi Frate Elia da Cortona (dal titolo “Il generalato di Frate Elia da Cortona. Le premesse 1221-1232“),
Durante gli ultimi tre anni ho continuato la mia indagine trovando ulteriori conferme a sostegno della mia ipotesi. I risultati di questo mio ultimo sforzo sono al momento ancora in fase di redazione, e mi auguro di riuscire a pubblicarli al più presto.

Antonella Bazzoli, 28 agosto 2022