Anna, un culto tutto al femminile
La devozione per la figura di sant’ Anna, la cui festa cade il 26 di luglio, cominciò a diffondersi in Oriente fin dal VI secolo.
Il culto per la mamma di Maria, e dunque nonna di Gesù, attecchì rapidamente nelle regioni dell’ Occidente cristiano, soprattutto tra le donne di ogni età e provenienza sociale.
Curioso è scoprire che di Anna e di Gioacchino suo sposo non fanno menzione i vangeli sinottici.l Ne parlano invece i testi apocrifi, in particolare il Protovangelo di Giacomo, composto verosimilmente nel II secolo d. C., e il cosiddetto Evangelo della Natività.
In entrambi i testi vengono infatti descritti nei dettagli la frustrazione di Gioacchino ed il lamento di Anna per il loro status di coppia sterile.
Anna, in particolare, si dispera e geme mentre osserva un nido di passeri sopra un albero di alloro: la donna soffre nel notare che tutta la natura è pronta a generare tranne che lei. Ecco cosa dice a tal proposito il Protovangelo di Giacomo: “E subito Anna intonò un lamento dicendo fra sé:…Ohimé a chi mai sono stata fatta simile? Non sono stata fatta simile agli uccelli del cielo, poiché anche gli uccelli del cielo sono prolifici dinanzi a te o Signore!” ( III, 1-2).
Il dolore di Anna si può comprendere solo tenendo conto che anticamente, nella cultura giudaica, la sterilità veniva interpretata come una maledizione divina, mentre la nascita di un figlio era considerata una grazia concessa da Dio.
Lo stesso nome Hannah, derivante dall’ebraico hanan, significa letteralmente “concedere la grazia”.
I vangeli apocrifi raccontano che un giorno il pastore Gioacchino, mentre stava portando le offerte al Tempio come era solito fare, si sentì dire dal gran sacerdote: “Tu non hai il diritto di farlo per primo, perché non hai generato prole”. Turbato da tali dure parole Gioacchino fuggì dal tempio e si ritirò in alta montagna col proprio gregge, lasciando sola Anna nella propria disperazione.
Dopo lunghi digiuni e tante preghiere, un angelo inviato da Dio avrebbe infine dato loro la lieta e incredibile notizia di un concepimento miracoloso. Così parlò il messaggero di Dio rivolgendosi alla donna: “Anna, Anna, il Signore ha ascoltato la tua preghiera e tu concepirai e partorirai e si parlerà della tua prole in tutto il mondo”.
L’angelo si recò poi dal pastore Gioacchino, il quale appresa la notizia discese con il proprio gregge dalla montagna ed incontrò Anna presso la Porta Aurea.
Nel vederlo sopraggiungere presso la porta cittadina, Anna lo accolse abbracciandolo con un entusiasmo tipicamente femminile: “Gli corse incontro e gli si appese al collo, dicendo: – Ora so che il Signore Iddio mi ha grandemente benedetta. Ecco infatti che la vedova non è più vedova. Ecco che io, la sterile, ho concepito nel mio ventre” (Protovangelo di Giacomo, IV, 4)
Dopo soli sette mesi di gravidanza “Anna partorì e disse alla levatrice: – Che ho partorito? E la levatrice le rispose: – Una femmina” (Protovangelo di Giacomo, V,2).
Gioacchino non risulta presente alla nascita, evento strettamente femminile, né sembra aver preso parte alla scelta del nome.
Il testo dice chiaramente che Anna diede il seno alla bambina e le impose il nome di Maria.
Quando poi la piccola compì due anni, Gioacchino si disse pronto a consacrarla a Dio, come i due coniugi avevano promesso, ma la donna cercò in tutti i modi di ritardare il momento del distacco e suggerì al marito di aspettare ancora un anno, tentando di fargli capire che la bimba era troppo piccola e che aveva ancora bisogno dei propri genitori.
Anna è dunque la madre che non vorrebbe mai rinunciare alla propria figlia, ma che è cosciente di doverlo fare prima o poi, e quindi cerca un espediente per ritardare il doloroso ma inevitabile momento dell’abbandono.
Ecco cosa dice il testo apocrifo a questo proposito:
“E la bambina raggiunse i due anni e Gioacchino disse: – Portiamola nel tempio del Signore per adempiere alla promessa che abbiamo fatta, affinché il Signore non mandi contro di noi la sua collera e la nostra offerta non sia respinta. E Anna disse: – Aspettiamo il terzo anno affinchè ella non cerchi più suo padre e sua madre. E Gioacchino disse: – Aspettiamo” (Protovangelo di Giacomo, VII, 1). Ella dunque non teme neanche la collera divina ed è pronta a tutto pur di continuare a crescere la propria bambina.
E’ interessante notare che nel corso del medioevo, e ancora nei secoli a seguire, la madre di Maria fu sempre invocata e venerata dalle donne di ogni ceto sociale, soprattutto dalle donne sterili, dalle puerpere e dalle partorienti.
La rilevanza della figura di sant’Anna e la diffusione del suo culto nell’Europa cristiana, si spiegano facilmente se si pensa all’alto tasso di mortalità che colpiva nei secoli passati sia le donne che i neonati nel momento del parto.
Nel corso del Medioevo a chiedere l’ aiuto e la protezione si sant’Anna, nonna di Gesù, non furono soltanto le donne sterili. Anche quelle fertili si rivolgevano infatti ad Anna per chiederle la grazia di assisterle e proteggerle nel difficile momento del parto, e per avere latte in abbondanza così da poter sfamare i nuovi nati.
Antonella Bazzoli – 28 gennaio 2011 (aggiornato 23 luglio 2019)
Da leggere:
Alfonso Di Nola, Vangeli apocrifi La Natività e l’Infanzia, U.Guanda ed. 1977
A.Antonelli e A. Bazzoli, Agenda Medievale 2010, Il tempo delle donne, Edimond 2009