Il mistero della canonizzazione negata
Era un venerdì quel 13 ottobre 1307, quando il re di Francia Filippo il Bello ordinò l’arresto di tutti i cavalieri Templari. Molti membri del famoso ordine cavalleresco furono imprigionati e torturati, compreso il Gran Maestro Jacques de Molay. I beni dell’ordine furono confiscati, tutti gli archivi e i documenti che riguardavano i Templari furono distrutti. E’ per questo che ricostruire la vera storia dell’Ordine dei Cavalieri del Tempio non è un’impresa facile.
Tuttavia, attraverso la ricerca storica e documentaria e attraverso la rilettura delle leggende biografiche ed agiografiche di personaggi “minori”, è possibile riportare alla luce avvenimenti poco noti e magari anche imbattersi in storie inedite e interessanti, a volte volutamente nascoste oppure dimenticate.
Come nel caso di San Bevignate, il misterioso personaggio di Perugia al quale i Cavalieri del Tempio intitolarono una nuova chiesa fuori le mura, intorno alla metà del Duecento. Si tratta di un edificio medievale a navata unica, visitabile solo nel fine settimana, considerato tra i più interessanti monumenti Templari d’Europa, anche perchè conserva al suo interno affreschi duecenteschi che testimoniano la storia dell’importante ordine cavalleresco.
Ma chi era san Bevignate? Da un punto di vista agiografico poco si conosce della sua vita. Certamente doveva essere un personaggio legato all’ordine templare se la chiesa fu a lui intitolata, e viene da domandarsi se la sua fama di santità non sia rimasta confinata nel territorio di Perugia ma si sia invece diffusa anche oltre i confini del contado perugino.
Si tramanda che l’eremita Bevignate sia nato e vissuto a Perugia anche se non si sa con certezza in quale epoca. Per i suoi molti miracoli fu venerato come un santo dai Perugini, non solo nel corso del medioevo ma anche nei secoli successivi, fino almeno al XVII secolo.
La potente comunità locale dei Templari e gli adepti della nascente confraternita dei Flagellanti furono particolarmente legati a questo santo e la devozione fu tale che che il comune guelfo di Perugia tentò in tutti i modi di ottenere dalla Santa Sede la sua canonizzazione, come dimostrano le numerose richieste rivolte a diversi papi in tal senso.
Tuttavia la Chiesa evitò sempre di prendere in considerazione le richieste di canonizzazione di Bevignate inoltrate dalle autorità comunali, nonostante l’appoggio dato dai cavalieri del Tempio e dal potente templare fra’ Bonvicino, originario di Assisi, noto per le sue grandi capacità diplomatiche tanto da diventare guardia del corpo del papa con la prestigiosa carica di cubicularius.
Anche se l’eremita Bevignate non fu mai stato canonizzato, i Perugini continuarono ad invocarlo e a venerarlo come un santo, al pari degli altri santi patroni di Perugia Lorenzo, Costanzo ed Ercolano.
Neanche le mancate risposte alle continue richieste di canonizzazione fecero perdere d’animo le magistrature cittadine di Perugia, come dimostra un documento d’archivio del 1453 in cui si decreta che san Bevignate è un santo a tutti gli effetti anche in mancanza dell’approvazione papale!
Si tratta di una sorta di canonizzazione laica, simile nello stile ad una bolla papale ma redatta da autorità civili, e non religiose. Nel documento si legge che Bevignate “…nacque e visse nel nostro contado e terminò la sua vita piamente nella medesima città e benché non sia iscritto nel catalogo dei santi, tuttavia per la santità della vita e frequenza dei miracoli … molti e evidentissimi, in vita e in morte, non c’è dubbio ch’egli sia tra i santi nella gloria del paradiso”.
Oggi, a distanza di secoli, viene da domandarsi cosa possa aver spinto il comune di Perugia, che in quanto guelfo fu sempre fedele alleato della Chiesa, a redigere un simile documento pur senza l’approvazione papale, quasi a voler sfidare il potere della Santa Sede.
E viene anche da chiedersi come sia possibile che i cavalieri Templari abbiano intitolato la loro nuova chiesa, edificata ad est di Perugia intorno al 1260, ad un personaggio la cui santità non fu mai riconosciuta ufficialmente dal pontefice. Sembrerebbe quasi una provocazione, se non una sfida. In ogni caso una scelta audace ed insolita per un ordine cavalleresco che – non dimentichiamolo – era natoper essere al servizio del papa e della Chiesa.
In conclusione mi sembra che ardita, e forse anche provocatoria, sia stata la decisione del Comune di Perugia che con la sua “canonizzazione laica” del 1453 dichiarò santo l’eremita perugino, nonostante fossero già passati due secoli dalla costruzione della chiesa di San Bevignate e circa un secolo e mezzo dall’estinzione dell’ordine cavalleresco dei potenti monaci guerrieri.
Antonella Bazzoli 13/10/2007
Da leggere:
Il Templare e il flagellante, di A. Bazzoli in Fuaié n. 6 Giugno 2005
Il mistero del santo perugino, di A. Bazzoli, “La Provincia” (Corriere dell’Umbria) 29 gennaio 2005